martedì 4 marzo 2014

Le fasi di collarizzazione

Articolo di Giovanni Piccirilli

Il collare a prescindere dal materiale che lo costituisce: oro, argento, cuoio, seta, catena e quant’altro, rappresenta il simbolo per eccellenza di sottomissione nonché il più comune del Bdsm. Il collare è a tutti gli effetti l’oggetto materiale tramite cui il sub sceglie di appartenere ad un Dom. In sintesi è la rappresentazione di un impegno ultimo tra il dominante e il sottomesso/a, che serba in sé il medesimo valore di uno scambio tra vanilla di fedi. Il tutto avviene durante una cerimonia denominata : “Cerimonia di collarizzazione”.
Vi sono tre processi di collarizzazione, ossia, tre fasi suddivise in relazione al grado di conoscenza che si va ad istituire nel rapporto D/s.
La prima fase la si può definire di valutazione; in questa fase il Dominante assume un controllo, seppur limitato sul sub e, il suo collare, ha la funzione di rendere nota l’appartenenza ad latri dominanti, indicando loro un impegno, seppur non del tutto consolidato, sicchè, essi, riservino il dovuto rispetto al sub.
Il secondo passo è rappresentato dal Collare di addestramento.; ossia, si è in quel ciclo di conoscenza ove il Dominante e il sub decidono d’intraprendere un percorso non più volto unicamente ad una conoscenza interpersonale, ma bensì, ad un vero percorso educativo . Tale iniziazione avviene, o, meglio, dovrebbe avvenire, solo quando sia il Dominante che il Sub hanno delineato degli obiettivi da conseguire al fine della consolidazione del rapporto stesso.
In fine vi è il collare di convenzione, il quale, serve a dimostrare che il rapporto si è definito, per cui, si può parlare a tutti gli effetti di una coppia.
Va anche detto però che non tutti i master e le slave, malgrado se ne parli diffusamente, gli attribuiscono il dovuto rispetto e onore, motivo per cui, spesso mi presto a ribadire la sua vera identità, In virtù di quanto asserito viene logico dedurre che una conoscenza marginale (coltivata solo ed unicamente dietro un monitor), non sarà in grado di offrirci quegli elementi necessari a delimitare una decisione così importante. I collari più utilizzati sono quelli canini e perché hanno un costo accessibile e perché evocano appunto il senso di appartenenza che vince tra il padrone e il suo cane. Vi è da aggiungere che il Dom può ordinare alla slave di indossarlo ovunque essa vada, motivo per il quale, vi sono collari meno vistosi, o, del tutto distanti dalla reale fattezza ( catenina con il ciondolo, braccialetto, cavigliera eccetera, eccetera) creati appositamente per camuffare l’intendo. Una delle regole, a mio avviso, insindacabile consiste nel fatto che la slave lo debba sempre indossare nell’attesa che precede l’incontro col il Dom, il quale, al suo arrivo, lo unirà tramite l’apposito gancio, al guinzaglio. Il collare non deve stringere il collo onde evitare rischi di strofinamento o traumi di altra natura, ma consentire una larghezza minima di tre dita, esattamente tanto quanto quella riservata ai cani.
I collari si classificano in due tipologie, ossia, il collare che può essere facilmente rimosso dalla slave, il quale, viene indossato su richiesta del Dom o per un compiacimento della medesima nei riguardi del rapporto che la completa, o altresì, collari a blocco. I collari a blocco non possono essere rimossi dalla slave ma unicamente dal Dom. Sono collari muniti di un lucchetto o provvisti di una combinazione (simile alle valigie da viaggio).
Per avere un’idea di collari prettamente dedicati al Bdsm basta spulciare in rete.