sabato 22 febbraio 2014

L'intervista 


1) Mirva, definirla semplicemente una modella e' riduttivo,ogni scatto ha il sapore della performance. Come e' iniziata questa poliedrica rappresentazione espressiva?
Ho iniziato come modella molto giovane, venni notata a Milano. All'epoca ero ancora una tenera crisalide colma di insicurezze e timidezza. Accettai spinta da chi mi era vicino e tutto fluì naturalmente: Iniziarono a chiamarmi e per me fu una grandissima terapia introspettiva. Rifiutai qualsiasi agenzia che mi proponeva casting perchè ero e sono ancora convinta che sia l'artista a doverti scegliere, è un incontro elitario. Una sorta di innamoramento... e non tu a doverti sbattere per farti notare. Questo, più i tatuaggi che si allargavano sempre di più mi hanno subito messa in una posizione molto particolare. Crescendo, intorno ai 19/20 anni mi trasferii a Roma per un periodo e lì conobbi il Grande Amore, sai quello che ti cambia la vita... e con lui feci il mio primo incontro con lo shibari. Quando la storia finì niente mi dava più soddisfazione, nemmeno la fotografia che avevo temporaneamente abbandonato. Così lentamente, mentre le cicatrici dell'Anima si rimarginavano mi resi conto che l'unico modo per non dimenticare, per non perdere tutto quello che aveva dato significato alla mia esistenza era quella di mettermi in gioco ed essere io stessa a stringere i nodi che tanto avevo amato e subito in precedenza. Dal privato a soggetto principe della mia vita artistica (forse perchè fra le due non c'è mai stata una reale separazione); prima come Dorei (sottomessa) e poi come Nawashi. Nelle mie legature troverete sempre molto disordine (voluto e ricercato) una sorta di richiamo al "flusso di coscienza" di Joyce, una sorta di scrittura automatica senza filtri fra mente, cuore e mani.

2) Puo' vantare di collaborazioni importanti, in che modo queste ultime l’hanno introdotta nell' ambito del bontage?
Si ho collaborato con il grandissimo Hikari Kesho, direi colonna portante del bondage italiano, un'artista senza pari che stimo e apprezzo infinitamente. Negli anni la fiducia reciproca ci ha portati a scoprire lati del bondage molto interessanti: come la sub trance. Quando ci siamo incontrati già conoscevo lo shibari per cui la nostra è stata una sorta di sublimazione artistica. Se per "introduzione nell'ambito del bondage" così la possiamo definire.... Mi definisco atipica rispetto agli "abitanti" di questo mondo (come sempre del resto), amo sviluppare lo shibari al di fuori dei muri delle associazioni, confrontarsi serenamente in questo ambito è difficile perchè c'è una forte componente autocelebrativa che non consente la tranquillità che questa pratica merita. La sfida più grande cui ambisco è portare fuori da questa nicchia lo shibari in cui è stato recluso come pratica sadomaso per troppo tempo e renderlo quindi fruibile a un pubblico più ampio.

3) Le sue esibizioni sono delle interpretazioni anche liriche di bondage....che emozioni suscita secondo lei nel pubblico che la osserva?
Quale soave osservazione la tua: è vero, lo shibari è poesia a suo modo, non dimentichiamo che questa antica tecnica trovò posto anche nei teatri, per quanto ebbe umili esordi, oggi possiamo ammirare veri e propri capolavori creati dalle mani di esperti nawashi. Mi sono sempre chiesta cosa prova chi guarda, la mia più grande paura è la noia. Lo shibari è molto difficile da portare in scena, perchè ogni piccolo dettaglio fa la differenza fra una banalissima accozzaglia di corde e la Magia che tiene tutti col fiato sospeso, dell'interazione che percepisci fra i due artisti. Sono dettagli impalpabili ma di un'importanza estrema. La ritualità dei gesti, l'emozione che traspare, l'attenzione ai particolari. Tutto questo assume il suo più alto significato solo quando si incontrano due anime affini che riescono a creare una vera e propria aura che avvolge e colpisce tutti nella condensazione di una sessualità elitaria, adatta a sfondare qualsiasi pregiudizio. Nella mente di chi guarda deve esserci un solo pensiero "vorrei essere io".

4) Quali emozioni prova prima e dopo l’esibizione?
Prima di ogni esibizione ci sono sempre febbrili preparativi, tutto deve essere curato e sopratutto non posso permettermi il lusso di dimenticare assolutamente nulla. Di norma l'arrivo nel locale coincide con l'inarrestabile brusio di mille farfalle nello stomaco, ed è quello che amo di tutto questo... L'emozione intensa, l'incertezza, l'adrenalina... Il trucco è l'inizio ufficiale di tutto, come un rituale di iniziazione: irrinunciabile. Metaforicamente è come mettere il collare allo schiavo : entri in uno stato mentale che ti fa vivere tutto in maniera diversa. Difficilmente ricordo ciò che succede sul palco. Dopo l'esibizione finalmente c'è il down, la stanchezza inizia a pretendere i suoi spazi, si raccoglie tutto e si torna a casa. Ma è molto piacevole anche quando si riesce a finire presto e si rimane in mezzo alla gente, di norma molto incuriosita e gentile.

5) Quale figura artistica ritiene sia più affine alla sua vena artistica?
Traggo grande ispirazione da Yusura Brush Watcher, una meravigliosa artista contemporanea giapponese che fa parte dell'equipe del Cirque du Soleil. In realtà me ne sono appassionata proprio perchè mi sono resa conto che senza volerlo proponiamo più o meno le stesse cose, con la differenza che lei è a livelli decisamente alti.

6) Nelle sue esibizioni lei utilizza varie tecniche...cera..fuoco..corde....trucco e abbigliamento scenico...a volte e' un complesso strumento adoperato da una seconda mente,altre ne e' la mente e protagonista stessa, ci vuole una grande personalità per sostenere tutte e due i ruoli....cosa spinge Mirva ad ottenere tutto ciò?
Non ho mai fatto una grande distinzione fra vita artistica e vita privata; le mie passioni e curiosità sono diventate parte degli spettacoli in maniera estremamente naturale. Avevo tutti gli ingredienti, andavano solo messi insieme.... Corde e giochi sensoriali (cera calda) vanno spesso di pari passo, l'idea di separarli mi è venuta durante una sessione privata in un locale. Ero con il mio Master, stavamo giocando tranquillamente come tutti i presenti. Nonostante ciò ricordo la forte sensazione dello stop generale che ci fu quando mi sfuggì un lamento trattenuto dovuto alla cascata bollente di cera che mi si stava versando sulla schiena... Fu come se tutto e tutti si fossero fermati a gustarsi la scena. Ogni volta che lo ripropongo torno a vivere istanti che sono rimasti nel cuore. Forse tutto ciò che riguarda il bondage per me è una sorta di celebrazione volta a un ricordo, a un'intensità che non so più trovare diversamente. Il fuoco è una passione che ho da tempo immemore, non ne ho mai avuto paura e anzi ne sono sempre stata affascinata. Quando ho avuto modo di imparare a gestirlo è stato naturale introdurlo nelle performance. Questa però è un altra storia.... Molto più introspettiva e personale, in quanto non coinvolge nessun soggetto al di fuori di me. Di norma l'elemento della donna è l'acqua, almeno secondo noti studi esoterici... nel mio caso, credo sia il fuoco. Elemento di norma attribuito all'uomo, esso ha il potere di trasformare.... Ogni volta che lo porto in scena vivo una sorta di rituale magico, è come se potessi finalmente liberare l'essenza che contengo. Forse ciò che mi spinge è proprio la necessità di Vivermi fino in fondo, di non avere paura di mostrarmi per quello che sento di essere. Una sorta di araba fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri continuamente. Sin da ragazzina mi sono molto avvicinata a filoni di pensiero enigmatici e piuttosto ermetici: la facevano da padrone Crowley, Guenon, Jodorowsky.... e altri. In sostanza credo che i miei spettacoli siano la sintesi della mia persona e di ciò per cui ho sempre nutrito interesse: una sorta di romanticismo decadente.

7) Vi sono stati periodi più o meno favorevoli nel corso della sua carriera artistica?
Assolutamente si, gli alti e bassi fanno parte di qualsiasi percorso e forse non si potrebbero apprezzare gli alti se non ci fossero i bassi.

8) Osservando il suo percorso,cosa la entusiasma maggiormente?
 La condivisione: il piacere di poter condividere con gli altri qualcosa di estremamente intimo e di incontrare, conoscere persone affini, in un mondo (quello di tutti i giorni) che altrimenti sento molto lontano.

9) Cosa desidera sperimentare nel futuro?
Mi piacerebbe continuare questo meraviglioso percorso che ho avuto la fortuna di intraprendere negli ultimi anni, magari collaborando anche con artisti a livello internazionale per ampliare un pò le vedute. In realtà vivo il presente....

10) Le sue esibizioni sono delle interpretazioni.... di cosa?
Sono l'interpretazione del mio mondo, di quello che sono e che sento di essere... Coreografo e ballerina,si possono paragonare al rigger e alla modella,dunque lei ha la capacità di rivestire entrambi i ruoli....quali consapevolezze se ne producono? Sono due ruoli molto diversi ma strettamente legati. Si trae piacere dalla medesima fonte: l'eterno dilemma del chi domina chi, in realtà sfuma nelle profondità che si riescono a raggiungere insieme. Ci sarà sempre uno dei due, non necessariamente il rigger, ad avere la posizione dominante. Personalmente quando lego entro in uno stato empatico estremamente forte, so perfettamente cosa faccio e fin dove riesco ad arrivare perchè l'ho vissuto in prima persona e questo ti dà un controllo e una sicurezza che aiutano non poco l'instaurarsi della fiducia. Farsi legare invece è un altro mondo ancora, quando ci sono i presupposti giusti dona emozioni indescrivibili. Lega le persone che lo vivono in maniera viscerale, il desiderio di appartenenza che si fa strada e le lotte interiori su cosa sia giusto provare o meno sono devastanti all'inizio. E' una continua sfida coi propri limiti emotivi e fisici. E' un viaggio che una volta intrapreso ti cambia la vita. Cosa vede e sente Mirva quando lega e quando posa? Visivamente corde e carne sono sempre profondamente appaganti, sono belle da vedere, da annusare perfino... la sensazione delle corde che scorrono fra le dita mentre prendono vita gli intrecci: sei tu quell'abbraccio che si costruisce sotto le tue dita. Invece per quanto riguarda la fotografia e il posare in realtà mi lascio guidare dalle emozioni. Cerco un'emozione, un frammento di vita, lo cristallizzo e riporto l'emozione dentro di me. Immagino sempre lo scatto visto da fuori, non mi interessa essere "bella" ma espressiva. I lavori che mi appagano di più sono di questo stampo, quasi teatrale.

11) La sua prossima esibizione?
La prossima esibizione sarà allo studio 54 di Fano (marche) sabato 29 Marzo, questa volta porterò in scena solo l'elemento fuoco con una band della zona i FireExp !

Giovanni Piccirilli
Vanessa Scamarcia