lunedì 3 marzo 2014

RACK – SSC – BDSM e le sue regole.

Fulvio Brumatti

La contrapposizione tra Rack e SSC. Cosa dice esattamente il teorizzatore americano del Rack.
Le nuove simpatie per questa teoria. Cosa si cela dietro a queste simpatie. Esempi pratici di cosa comporta accettare per buona la teoria del Rack. Il caso dell’incidente (?) mortale di Bologna
Il Rack fuori dal BDSM perchè contrasta con le sue Regole BDSM. Responsabilità e irresponsabilità. Aspetti giuridici del BDSM.


Da qualche anno si parla anche in Italia di RACK (Risk Aware Consensual Kinky) mettendolo in contrapposizione all’SSC.
Nel 2005 un certo Gary Switch, americano, ha espresso questa nuova teoria. Egli scrive:
“La negoziazione non può esser valida senza una piena consapevolezza dei rischi collegati alla attività su cui si negozia. “Risk-aware” ( = consapevoli del rischio ) significa che entrambe le parti che negoziano hanno approfondito le attività in discussione, sono informati dei rischi che implicano e concordano su come affrontarli e gestirli. “Risk-aware” quindi sostituisce il termine “Safe”.”

Molti plaudono. Chi in buona fede e non avendo capito nulla, chi, invece, avendo capito benissimo.
Sparsi qua e là anche in Italia le simpatie verso il Rack che andrebbe a superare gli stretti vincoli imposti da teorie come l’SSC. E figuriamoci da teorie come quelle delle 4 Regole base.
Leggo alcune opinioni circolanti in Italia.
<Va in ogni caso ricordato che alcuni praticanti il BDSM prediligono la formula RACK ai principi del SSC; in questo caso, il consenso può riguardare anche attività che comportano rischi fisici per le parti, purchè ci sia consapevolezza e accettazione degli stessi.>
Dott. R Cavaliere

<Scoprirete perchè non crediamo nel SSC e, dovendo proprio scegliere un acronimo che ci identifichi, preferiamo il RACK. Scoprirete perchè il concetto di “estremo”, così come quello di “trasgressivo”, ci sia totalmente estraneo – non considerando nè estremo nè trasgressivo ciò che viviamo, ma parte integrante e naturale del nostro modo di esprimerci, di esprimere i sentimenti che nutriamo l’Uno per l’altra.>
Falcon Neige

<Come in tutti i giochi, vi sono regole ben precise che danno un’indicazione dello svolgimento: uno dei due partner tiene le redini del gioco e conduce l’esperienza di entrambi, ma tenendo sempre presente il principio fondamentale che è rappresentato dall’acronimo SSC (Sano, Sicuro e Consensuale dall’inglese RACK ovvero Risck, Aware, Consensual, Kink). Il messaggio trasmesso è molto chiaro: questa pratica può essere un gioco, ma può diventare pericoloso>
Giuseppina Bongini sul sito Intimamente

<Io personalmente sono più per l’acronimo RACK (Risk Aware Consensual Kink), ovvero un consenso informato e consapevole dei rischi propri di chi svolge attività sessuali di tipo alternativo.>
Sito Al femminile

<< la responsabilità di quello che si fa, visto che nel BDSM si parla di consensualità e di RACK a mio parere, va ripartita tra entrambi. Un sub che chiede di fare un’attività estrema (es. breath play) deve essere altrettanto consapevole di quello che fa e di quali sono i rischi di chi è dominante. Prima di un’attività dovrebbe esserci (soprattutto agli inizi di un rapporto, quando ancora non ci si conosce a fondo) la fase di “negoziazione”, ovvero il momento in cui si dichiara cosa si vuole e cosa si è capaci di fare e fin dove si è pronti ad arrivare.>>
Sul sito Alcova

<< in una scena BDSM, infatti, la netta distinzione di ruoli fra persona attiva o dominante e persona passiva o sottomessa, comporta, necessariamente, una sorta di affidamento da parte di quest’ultima, che non può comportare sempre una preventiva e dettagliata contrattazione di ogni attività svolta. È per questo che alcune comunità BDSM hanno preferito alla fraseologia SSC l’acronimo RACK ovvero un consenso informato e consapevole dei rischi propri di chi svolge attività sessuali di tipo alternativo.>>
In un altro sito di Femdom.

Questi dunque in ordine sparso commenti e posizioni di persone che in Italia parlano pubblicamente di BDSM.
Ma sanno di cosa parlano? Qualcuno butta lì parole in libertà senza alcun senso come Isabella Bongini sul sito “Intimamente”. Altri appaiono degli ingenui che appena vedono una nuova teoria scritta in inglese e quindi marchiata “estero”, ci si buttano a capofitto. Giusta o campata in aria fa tendenza e quindi va accolta e sposata.
Ma tra i sostenitori del Rack ci sono anche quelli che hanno capito benissimo cosa implichi accettare questa teoria. Implica avere una specie di legittimazione ad andare nell’estremo, ad andare verso pratiche che possono comportare rischi di danni gravi, nonché andare verso pratiche non consensuali.
La domanda che ci dobbiamo porre è se con il Rack siamo ancora dentro le pratiche definite BDSM o SM oppure siamo oltre.
Oltre dove non so, ma la risposta chiara è che non siamo più dentro ciò che abbiamo definito BDSM o SM.
Sia chiaro che chi vuol andare oltre è libero di andare oltre ma non può mettersi addosso l’etichetta di persona facente parte della comunità BDSM.
Troppo comodo approfittare di anni ed anni in cui persone in Italia e nel mondo hanno lavorato per creare una barriera chiara tra ciò che veniva definito sadismo e masochismo, tra ciò che Kraft-Ebing aveva messo nel suo librone sulle Psicopatologie Sessuali, tra ciò che De Sade aveva raccontato nei suoi libri ed invece il modo non violento, consensuale, scarsamente pericoloso che forma oggetto di relazioni di Dominazione e sottomissione che si basano appunto su Regole quali l’SSC di David Stein (metà anni ’80) o le 4 Regole Base che il sottoscritto Fulvio Brumatti già nel 1981 aveva scritto sulle sue riviste.
Pian piano la società ha capito (e deve ancora continuare a capire meglio) che esistono 2 modi molto differenti di usare l’aggressività. Un modo violento che tiene conto solo del piacere di chi ha il potere ed un modo pacifico basato sulla regola del consenso più qualche altra norma.
Sposare teorie come quelle del Rack significa ritornare a prima degli anni ’80, significa annullare decenni di lavoro serio ed accurato fatto da persone responsabili.
Vediamo da vicino il fondamento concreto di queste affermazioni.
Come prima cosa è doveroso leggersi bene cosa Gary Switch ha scritto nel finale del suo “editto” sul Rack..
Vi propongo il testo originale in inglese al fine di evitare che qualcuno possa dire che ho estrapolato cose non dette da chi propugna il Rack.
< RACK is admittedly more confrontational than SSC. It’s defiant .. ” RACK allows us the freedom to have non-PC fantasies. Don’t a lot of us enjoy non-consensual fantasies, either from the top side or the bottom side? We enjoy them in our literature; we may very well enjoy them while we play.
But we act them out responsibly and consensually.>
Per chi conosce poco l’inglese questa è la traduzione:
<RACK è per definizione meno diplomatico che SSC. È provocatorio … La definizione RACK ci restituisce la possibilità di avere fantasie non innocue. Molti di noi hanno fantasie non consensuali, sia dal punto di vista Dominante che da quello sottomesso? Ne godiamo nella letteratura, potremo anche goderne mentre giochiamo. Ma le realizziamo in modo responsabile e consensuale.>
Dunque qui si parla di fantasie non consensuali che da pure fantasie passano nel gioco cioè nella realtà.
Per vedere se ho capito bene faccio qualche esempio pratico.
Una fantasia non consensuale può essere quella di essere preso con la forza da poliziotti di una polizia segreta e violentato a sangue con manganelli e pestato sulle palle con bastoni fino a svenire.
Come fantasia non ha nulla di particolare, ma tradotta in gioco diventa una tragedia.
(Attenzione … se non vogliamo giocare con le parole non si può dire che nella pratica del gioco ci si fermerà prima e che è tutta una messa in scena perché altrimenti saremmo ancora nell’SSC cioè in giochi consensuali, sani e sicuri. Quelli che io spesso faccio e quante volte sono stato capo della polizia segreta o grande inquisitore).
Gary Switch ha però la soluzione che è parte essenziale del Rack: il consenso.
Ossia la parte sottomessa dà il suo consenso ad oltrepassare i limiti e accetta i rischi purchè sia correttamente informato dei rischi stessi.
Traduciamo ancora una volta in pratica queste parole.
Due esaltati che hanno fantasie uno di castrare e l’altro di farsi castrare si mettono d’accordo, ne parlano accuratamente e a lungo – realizzando quindi il consenso informato – e poi … zac … via le palle.
(Per la cronaca voglio rammentare che al sito Gabbia sono pervenute alcune inserzioni di schiavi che cercavano chi li castrasse. Inserzioni, ovviamente, non pubblicate. Anche nel forum, anni fa, ci fu chi parlava quasi struggentemente del suo desiderio di essere castrato)
Secondo la teoria Rack ci sarebbe qualcosa da eccepire?? Mi pare di no.
Se uno sa a cosa va incontro e dà il suo consenso, la responsabilità di ciò che accade si divide in due. Questo dice il Rack.
Mettiamo ancora di più i piedi per terra e parliamo di quel caso successo nelle campagne del bolognese a settembre del 2008, dove un gioco (gioco?) è finito con la morte del sottomesso che era stato attaccato per il collo con una catena ad un cancello ed il suo amico se ne era andato per tornare dopo qualche ora e trovare il compagno strozzato dalla catena.
L’assassino si è giustificato dicendo che il gioco era stato concordato con il suo compagno.
E tu realizzi un disegno che può portare alla morte e ti senti esente da colpa dicendo che lui voleva, che lui sapeva, che lui …?????!!!
Io non esito a chiamare assassino chi ha questo atteggiamento.
Non so come chiamare invece chi alimenta sensi di deresponsabilizzazione nelle persone della scena BDSM.
Chi propugna il Rack alimenta questo senso di non-responsabilità.
Anche qui anni e anni di discorsi fatti per sensibilizzare le persone ad uniformarsi a delle Regole, gettati al vento come spazzatura.
Più sopra ho riportato le opinione pro Rack e qui rimetto tra virgolette un pezzo emblematico perché il passo citato è un commento proprio al fattaccio di Bologna.
“ la responsabilità di quello che si fa, visto che nel BDSM si parla di consensualità e di RACK a mio parere, va ripartita tra entrambi.”
No ed ancora no perché sia da un punto di vista morale sia – e poi lo vediamo meglio – da un punto di vista giuridico, la responsabilità resta tutta in capo a chi conduce il gioco. L’altro può essere – per un qualsiasi motivo come ad es. una bella scarica di endorfine, una botta di eccitazione sessuale, un senso di totale appartenenza al Dominante – in completo stato di abbandono e di non consapevolezza di ciò che sta succedendo.
Ed io voglio condividere con questa persona che non per sua colpa potrebbe essere in uno stato di solo parziale coscienza, una responsabilità solo perché a tavolino ne abbiamo parlato?
E per essere ancora con i piedi per terra e parlare del caso di Bologna, forse i due avevano concordato a tavolino quanti giri di catena dovevano essere fatti attorno al collo e quanto doveva essere tirata?? (argomenti a lungo esposti dall’assassino agli inquirenti). Dettagli che non possono essere concordati tra le parti sfuggendo ad una precisa definizione, ma sono dettagli che fanno la differenza tra la vita e la morte.

Il piccolo successo del Rack sta tutto qui: fa tendenza e legittima i giochi estremi e quelli non consensuali.
Persone che mal digeriscono regole e limitazioni, che teorizzano un BDSM non consensuale accanto ad un BDSM consensuale vedono nel Rack la legittimazione al loro modo di essere violenti.
Fuori i violenti dal nostro mondo se vogliamo che il nostro mondo BDSM continui, prosperi, abbia sempre maggiore successo e penetrazione nella società.

Spero che nessuno sia così ingenuo dal restare favorevolmente colpito dal fatto che nel Rack si parla comunque di consenso e di consenso informato.

Il consenso informato in medicina cos’è se non assumersi da parte del malato una parte di rischio? La terapia presenta dei rischi? L’intervento è difficile e rischioso? Il medico userà tutte le cautele e la professionalità necessaria e se qualcosa va male, il malato lo sapeva e non può protestare.
Direi che l’analogia tra consenso informato in medicina e consenso informato in campo SM, non esiste.
Se non altro perchè in medicina si tratta di scegliere – dopo aver saputo – tra un male certo (la malattia) e una ipotesi di guarigione. Scelte spesso drammatiche che la vita impone. Quanta diversità con la situazione del gioco BDSM !
In qualsiasi altro campo, ma più che mai in quello del BDSM, da un punto di vista giuridico, la responsabilità di ogni azione è di chi la commette.
Non è possibile in alcun modo delegare tale responsabilità a terzi.
Come mi faceva osservare un amico, diversa è la situazione giuridica negli Usa dove i contratti tra le parti (vedi la casistica in tema di accordi matrimoniali, prematrimoniali ecc) sono di uso comune e possono statuire con legittimità nei campi più diversi.
Molto più che non in Italia.
Ecco cosa significa importare, senza riflettere, mode, tendenze, teorie di altri Paesi spacciandole per buone. Significa sostanzialmente ingannare le persone che prestano fede e si lasciano attrarre da chi si fa bello con teorie marchiate “new” in contrapposizione a ciò che è (?) vecchio e sorpassato.
Chi pensa di potersi un domani difendere in un’aula di tribunale dicendo “il mio amico ci ha lasciato le penne, mi dispiace, ma avevamo concordato tutto e lui sapeva ciò che stavo per fare” deve sapere che se il Tribunale che lo giudica è in Italia, è meglio che si appelli semplicemente alla clemenza della corte e fa più bella figura.
Per il caso citato prima e finito con la morte del sottomesso, in il Tribunale di Bologna si è pronunciato a ottobre 2009 condannando l’imputato per omicidio colposo grave. Al momento attuale non è stata ancora pubblicata la sentenza e quindi ignoro le argomentazioni per la condanna. Sicuramente saranno interessanti e sono in attesa di conoscerle.
Le teorie Rack sono servite a qualcosa?? Sì, solo a far pensare a una specie di Padrone che avere concordato tutto con il sub era più che sufficiente per la sicurezza del gioco.


Dieci Comandamenti delle manette
Basato su un articol di T. A. Feldwebel
tradotto e riadattato per il self bondage da DrFatso
tratto da un articolo del June 1982 GMSMA News;
revisione pubblicata nel #6 of GMSMA Newslink
© 1990 GMSMA Inc.

Per coloro a cui piace il realismo nel bondage, non c'e' sostituto per per le manette in acciaio, sia per i polsi che per le caviglie. La corda non e' sicura per lunghe sessioni, a meno che' non venga applicata molto stretta, diventanto pero' pericolosa perche' in grado di causare danni temporanei o definitivi al corpo umano. Anche i bracciali in pelle possono tagliare.

Sfortunatamente, coloro che usano le manette non sempre sanno bene come si usano. Questo puo' causare danni oppure, a causa dell'uso improprio, rovinare una bella scena. Se applicate, le regole che seguono vi consentiranno di apprezzare al meglio questi strumenti e di godervi in sicurezza le vostre scene.

Non comperate manette da poco costo.
La maggioranza delle manette a disposizione nei Sexy-shop sono di qualita' scadente, facili da rompere e da aprire anche senza chiavi. Il problema e' che quelle di qualita' possono essere acquistate solo nelle armerie e da agenti di pubblica sicurezza. Ogni tanto si riesce a trovare qualcosa nei Sexy-shop piu' aggiornati. Sfortunatamente in Italia la scelta e' molto limitata. Se possibile, acquistate in Rete o durante un viaggio all'estero.
Non fatevi imbrogliare.
Se pagate piu' di Lit.60.000 (Euro 31) per un modello standard, state spendendo troppo. I modelli della Smith e Wesson o quelli senza catena ovviamente costano di piu' ma sono difficili da trovare in Italia.
Non acquistate manette prive della doppia chiusura.
La doppia chiusura serve ad impedire che le manette possano continuare a stringersi dopo che sono state indossate. Normalmente, il blocco dello scorrimento si attiva inserendo la parte a punta della chiave nel piccolo buco che c'e' sulla cassa della serratura delle manette. Per aprirlo, si utilizza la serratura della manette, girando la chiave prima in senso contrario per togliere il blocco e poi nel senso opposto per liberare la parte mobile della manetta.
Non comprate le manette con il blocco attivato da una leva, tipico sistema utilizzato sulle manette di poco costo. Questo sistema si puo' sbloccare anche per caso e generalmente dopo un po' che si usa non e' piu' affidabile.
Utilizzare la doppia chiusura quando indossate le manette.
Le manette che non sono state chiuse utilizzando la doppia chiusura possono continuare a stringere ed oltre al dolore, possono danneggiare in maniera grave i nervi del polso e della mano. E' inutile aver acquistato manette di qualita' se non avete l'abitudine di utilizzare la sicurezza della doppia chiusura.
Non stringete troppo le manette.
Lo scopo delle manette e' che non e' necessario stringerle per rendere impossibile la fuga. Non c'e' bisogno di stringere, se non si possono far scivolare oltre la mano, sono gia' strette a sufficienza. In pratica, dovrebbe sempre essere possibile muovere le manette sui polsi mentre le indossate, e la doppia serratura e' bloccata. Ovviamente i bordi interni delle manette non dovrebbero esercitare nessuna pressione sul pelle, poggiarsi ovviamente si ma nessuna pressione.
Mai usare le manette per scene di sospensioni o sdraiarsi sui polsi mentre sono ammanettati.
Come ho gia' detto, questo puo ' causare gravi danni ai nervi, in qualche caso anche permanenti. Usare le manette per bloccare le braccia al di sopra della testa, anche se i piedi o il corpo toccano il terreno, puo' causare danni se la pressione e' troppo forte o se la posizione e' mantenuta per troppo tempo (minuti, non ore!!)
Non indossate le manette colpendovi il polso.
Probabilmente avete visto in qualche film il poliziotto di turno ammanettare il cattivone di turno facendo un ampio gesto con il braccio e sbattendo le manette sul polso. NON FATELO! Potreste farvi mooolto male, e sto' parlando anche di possibile frattura del polso! Se proprio volete fare un gesto teatrale, poggiate le manette sul polso e facendo scattate il polso della mano che tiene la manetta esercitate pressione sul polso, la parte libera della manetta scattera', fara' il giro del polso e si reinsera' chiudendosi. Anche cosi', correte il rischio che venga pinzata la pelle tra la parte mobile e la farte fissa. Inoltre, sui modelli che possiedo io, facendo cosi' la serratura viene verso l'interno, quindi in posizione sbagliata.
Indossate le manette con i palmi delle mani uno verso l'altro.
Sicuramente avete intenzione di mettervi le manette con le mani dietro alla schiena. la posizione corretta e' con i palmi delle mani che si toccano
Se indossate le manette con i palmi verso l'esterno non riuscirete mai ad inserire la chiave e la posizione delle braccia diventera' presto dolorosa.
Indossate le manette con la serratura verso l'esterno.
Con il tipo normale di manetta (unita da catena) e' gia' abbastanza difficile inserire la chiave mentre siete ammanettati. Se la serratura e' verso l'interno (verso il gomito e non verso la mano) potrebbe essere molto difficile se non propio impossibile. Manette con catena corta o incernierate non si possono aprire da soli se la serratura e' dalla parte sbagliata
Provate prima con le mani sul davanti.
Non ammanettatevi con le mani dietro alla schiena se prima non siete piu' che sicuri di poterlo fare con le mani davanti.
Quando provate tenete gli occhi chiusi (dietro la schiena non potete vedere) e non piegate i gomiti (dietro la schiena sarebbe difficile). Se non ci riuscite, sicuramente non ci riuscireste nemmeno con le mani dietro la schiena, ma qui potete aiutarvi con la bocca
Ultima cosa, avere sempre piu' di una copia delle chiavi disponibile
.
http://www.bdsmroom.org/est.asp?pg=http%3A%2F%2Fwww.drfatso.org
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a Repubblica del 14 agosto 2004:
I Comportamenti dell'Amore
Perversione-quelle pulsioni distruttive che sono dentro di noi
di Umberto Galimberti.

Dall'esibizionismo al voyeurismo, dal feticismo al travestitismo, dal sadomasochismo alla pedofilia, le perversioni, per il comune sentire, hanno sempre avuto una connotazione negativa che segnala la deviazione, il degrado, l'aberrazione, il ribrezzo, la ripugnanza, lo schifo.Non varrebbe quindi la pena di parlarne in questa sequenza di scritti dedicata all'amore, se Freud non smontasse questo luogo comune con un'affermazione a prima vista sconvolgente:"L'onnipotenza dell'amore forse non si rivela mai con tanta forza come in queste sue aberrazioni".
L'interpretazione che Freud dà della perversione è nota. Essa nasce dal "misconoscimento delle differenze" che il bambino acquisisce quando, nella fase edipica, apprende di non possedere un organo sessuale adeguato come quello del padre[...]. Per effetto di questo riconoscimento il bambino individua la differenza tra i sessi e insieme la differenza tra le generazioni, che invece la perversione misconosce, generando un universo caotico, dove ogni pulsione si muove per suo conto, senza taggiungere l'organizzazione genitale[....]
L'aspirazione del perverso è quella di raggiungere uno stato di completa merscolanza[....]
Misconoscendo le differenze, il perverso non riconosce la legge e il limite che dalla legge deriva. Non è la soddisfazione sessuale in cima al suo desiderio, ma, come dice Freud, la celebrazione della sua onnipotenza, che trova forma nella negazione dell'altro, o come dice Franco De Masi in un suo saggio sulla perversione pubblicato ne " I concetti del male"(Einaudi), nella "degradazione dell'oggetto d'amore che trasforma la persona in una cosa". Ne deriva quella che Blanchot chiama: "La morale della solitudine assoluta" tipica del perverso.
......(continua)


...intanto, che ne pensate di questa prima parte? Certo non farà piacere a nessuno l'accostamento di esibizionismo, sadomaso ecc. alla pedofilia...

Ho ricevuto molte mail su questo articolo, e anche l'invito a incrementare questo spazio, così riporterò alcuni scritti tratti da saggi "autorevoli" o comunque "classici" sugli argomenti "perversioni, fetish,bdsm, ecc "....

S. Freud, da "Tre saggi sulla sessualità, Le aberrazioni sessuali , 1905"
Beh, certo il titolo "Le aberrazioni sessuali" non è promettente...:)anche se dobbiamo considerare che si tratta di una traduzione, chi sa se "aberrazioni" rende esattamente il termine che Freud aveva usato....
Comunque mi sembra che questi scritti, considerata anche l'epoca in cui furono scritti, contengano elementi di modernità .
Freud non ascrive le perversioni all'ambito dell'anormalità psichica, al contrario, intanto definisce "patologici" solo alcuni comportamenti che anche oggi potrebbero essere definiti casi-limite, e persino in questi casi egli osserva che comunque le persone che attuano tali comportamenti dovrebbero essere considerate malate solo per quanto concerne la sfera della sessualità e non per le altre manifestazioni della loro vita. (nota di Vjola)

La più comune e la più significativa di tutte le perversioni- il desiderio di far soffrire l'oggetto sessuale ed il suo contrario-ha ricevuto da Krafft-Ebing il nome di sadismoe di masochismo rispettivamente per la sua forma attiva e passiva.
Altri scrittori (Schrenck-Notzing, 1899) hanno preferito il termine più ristretto di algolagnia. Questo rende meglio il piacere della sofferenza, mentre i nomi scelti da Krafft-Ebing sottolineavano il piacere d'ogni forma di umiliazione o di soggezione.
[...]La sessualità di molti esseri umani di sesso maschile contiene un elemento di aggressività -un desiderio di dominare, che la biologia sembra mettere in relazione con la necessità di superare la resistenza dell'oggetto sessuale con mezzi differenti dalla seduzione. Così il sadismo non sarebbe altro che una componente aggressiva dell'istinto sessuale divenuta indipendente ed esasperata, e che, spostandosi, ha assunto la posizione di guida.
Nel linguaggio comune il significato di sadismo oscilla tra i casi in cui si presenta puramente caratterizzato da un atteggiamento attivo o violento nei confronti dell'oggetto sessuale e quelli nei quali il soddisfacimento è condizionato del tutto dal suo maltrattamento e dalla sua umiliazione. In senso stretto, solo questi ultimi casi estremi possono essere definiti come perversione.
Così pure, il termine masochismo comprende un certo atteggiamento passivo verso la vita e l'oggetto sessuale, il caso estremo si ha quando il soddisfacimento dipende da una sofferenza fisica o mentale ricevuta dall'oggetto sessuale.[....]
Il sadismo e il masochismo occupano una posizione speciale tra le perversioni, perchè il contrasto tra attività e passività che li caratterizza è tra gli elementi fondamentali della vita sessuale.
[...] Il tratto più importante di questa perversione è che le sue forme, la attiva e la passiva, si presentano abitualmente insieme nello stesso individuo. Una persona che provi piacere a produrre dolore in qualche altra durante una relazione sessuale è anche in grado di avvertire come piacere un dolore che da quel rapporto gli possa derivare. Un sadico è sempre al tempo stesso un masochista,( e viceversa, n.d.Vjola) per quanto l'aspetto attivo o quello passivo della perversione possa essere in lui più decisamente sviluppato, al punto da rappresentare la sua attività sessuale predominante.[...]
L'esperienza di ogni giorno ha mostrato che molte deviazioni, o per lo meno le più leggere, raramente sono assenti dalla vita sessuale della gente sana[...]
Si può dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo sessuale qualche elemento che si possa chiamare perverso; e la universalità di questo fatto basta per sè sola a farci comprendere quanto sia inappropriato l'uso della parola perversione come termine riprovativo. [...]
Alcuni comportamenti si allontanano tanto dalla normalità che non possiamo far altro che definirli "patologici".Questo succede soprattutto quando l'istinto sessuale porta a compiere atti straordinari(come, per esempio,il leccare gli escrementi o il violentare cadaveri)[...]Ma anche in questi casi, noi non ci sentiremmo di affermare che gli individui che agiscono così' siano malati di mente o soggetti a gravi anormalità di altro tipo.Non ci si può esimere dal constatare che individui dal comportamento per altri versi normale possono, sotto il dominio del più imperioso degli istinti, rientrare nella categoria dei malati per la sola sfera della sessualità.
[....]Se una perversione, invece di manifestarsi puramente a latodello scopo e dell'oggetto sessuali normali[....] tende a sostituirli completamente e prende il loro posto in tuttele circostanze- se in breve una perversione ha le caratteristiche della esclusivitàe della fissazione -allora, in generale, siamo giustificati a considerarla come un sintomo patologico.
[...La onnipotenza dell'amore non è forse mai stata più fortemente provata quanto in queste aberrazioni. Ciò che vi è di più alto e di più basso nella sfera della sessualità sono sempre intimamente legati fra loro:"dal cielo, attraverso la terra, fino all'inferno".

Da "Il fascino discreto dell'orrore", di Aldo Carotenuto
Scrive Resnik che ogni ricerca dell'ignoto è un'avventura del fantastico. In questa avventura ognuno di noi è un bambino, e nel suo essere bambino è anche ambivalente. Ma come accade nel racconto fantastico, a un certo punto la fuga è impossibile, la paura e il fascino ci paralizzano e ci pietrificano.E' ciò che ci accade in particolari situazioni, per esempio nella dinamica della seduzione, quando l'altro col suo potere di esserci e non esserci[...]ci impaurisce e suscita in noi un moto di fuga, e tuttavia qualcosa ci paralizza, ci impedisce di metterci in salvo, ci costringe a confrontarci.
E' ancora quello che accade nelle relazioni d'amore infelici, tinte di sadomasochismo, in cui un partner si trova intrappolato in una dipendenza amorosa da colpui che incarna il ruolo del carnefice. In questi esempi ci troviamo dinanzi a un nucleo perturbante fortemente erotizzato:l'oggetto del desiderio, con la sua mutevolezza, con la sua familiare estraneità che può trasformarlo da amante in aguzzino, immobilizza il partner in una sorta di dipendenza magica che ricalca la dipendenza infantile, quella del genitore onnipotente, dal quale dipende il nostro destino di vita o di morte. In questi casi la paura e la tensione generate dal poter essere "mollati" o, nel caso della dinamica sadomasochista, annullati dall'altro, ha un potere erotizzante molto forte.

Un'intervista ad Ayzad
Ayzad, scrittore e bdsmer (si dice così?) ha accettato con la gentilezza e la cordiale disponibilità che lo caratterizza, di rispondere ad alcune mie domande che mi sono state suggerite dalla recente uscita del suo libro:
“BDSM - Guida per esploratori dell'erotismo estremo” edito da Castelvecchi.
Un grazie di cuore ad Ayzad per aver dato fiducia a un’intervistatrice “esordiente” e per la serietà e ricchezza di contenuti delle sue risposte.

Vjola - Alcuni articoli dedicati al tuo libro hanno un'impostazione ironica o marcatamente "farsesca", per cui si dà spazio ai toni scherzosi e a certi aspetti pittoreschi, ma non viene fuori l'altra dimensione del bdsm, quella che può essere di volta in volta profonda o giocosa ma che comunque ha alla base delle motivazioni psicologiche da rispettare nella loro diversità. Condividi questo modo di accostarsi al mondo bdsm da parte dei giornalisti?

Ayzad - Le testate di grande tiratura devono fare i conti con il pubblico cui si rivolgono e con gli inserzionisti – due categorie che non ci si può alienare con articoli troppo “strani” rispetto alla fantomatica “opinione della media”. Ciò le costringe a un bel gioco d’equilibrismo: da una parte non possono ignorare un fenomeno sociale importante come il Bdsm, anche per non fare la figura degli intolleranti; dall’altra non possono incensarlo troppo. L’unica strada che rimane allora è quella dell’ironia o, nei casi peggiori, del sarcasmo.
Un po’ mi spiace che, di quasi 800 pagine, quegli articoli si siano fissati proprio sulle parti più assurde, quelle che ho inserito come contrappunto “umoristico” ai temi più seri trattati. D’altra parte però vale anche il vecchio detto: “Bene o male, purché se ne parli” – e infatti per fortuna le vendite stanno andando molto bene.
A ogni modo, sarei curioso di vedere la faccia di chi compra “BDSM” per ridere e poi ci trova un libro serio…

Vjola - Hai pubblicato con lo pseudonimo di Ayzad. Durante le presentazioni del libro "vieni allo scoperto" o preferisci restare nel mistero? Cosa pensi che cambierebbe nalla tua vita se il tuo interesse per il bdsm fosse conosciuto?
Ayzad – A dir la verità la semplice mancanza di tempo ci ha impedito di organizzare presentazioni ufficiali, ma normalmente non mi faccio problemi a mostrare il viso e farmi identificare come "quello del libro sadomaso". Sono convinto che, nei limiti della normale discrezione, tutti abbiano il diritto di vivere la propria sessualità senza timori, e perché questo accada è necessario essere i primi a non vergognarsene.
In altre parole, i miei gusti erotici sono ben noti da anni a gran parte delle persone che frequento per lavoro o piacere, e l’unico cambiamento che ho riscontrato è che vivo in maniera molto più serena. Tipicamente le reazioni che incontro sono di due tipi: c’è chi dice “non è il mio genere, ma quel che fai in camera da letto non sono affari miei”, e chi invece si entusiasma e magari mi chiede informazioni tecniche.
Se uso uno pseudonimo è solo perché il mio nome anagrafico è molto più banale e, in fin dei conti, ininfluente. Inoltre tengo come tutti alla mia privacy: non è che tema di essere perseguitato da fan impazziti, stile "Misery non deve morire", però non mi va di espormi all’intolleranza dei cosiddetti "benpensanti", che storicamente sanno essere molto aggressivi e persino violenti nei confronti di chi abbraccia uno stile di vita alternativo.

Vjola - Oggi comunque si è più indulgenti rispetto al passato nei confronti di vari aspetti della sessualità, dei comportamenti collegati a questa, e delle diversità in generale. Ma secondo te il bdsm, nonostante il cosiddetto sdoganamento operato dalla moda, dalla pubblicità, dal cinema ecc., è giudicato ancora troppo trasgressivo e quindi è oggetto di discriminazione o di riprovazione morale?
Ayzad – Come ti stavo dicendo, purtroppo ci sono sempre piccoli gruppi di persone patologicamente frustrate che, con la scusa di difendere una qualche morale, sfogano la loro aggressività e le loro paure verso chi vive più serenamente di loro. Le religioni, le differenze etniche e le sessualità alternative sono da sempre bersagli ideali. Per fortuna in Europa questi personaggi hanno sempre minore influenza sociale, ma in certi contesti la loro intolleranza riesce ancora a farsi sentire.
Nel caso specifico del Bdsm c’è anche un grosso problema di disinformazione. L’opinione comune confonde ancora i nostri innocui giochi erotici con malattie mentali e violenze non consensuali, spinta dall’immagine distorta creata dalla fiction e da un’interpretazione superficiale dei testi di psichiatria.
Temo che le cose non miglioreranno molto fino a quando chi pratica Bdsm non imparerà ad accettarsi e farsi accettare senza inutili paure.

Vjola - Cosa ha cambiato il bdsm nella tua vita, nel tuo modo di essere?
Ayzad – Per me il Bdsm è soprattutto apertura mentale. Studiarlo e praticarlo porta a conoscere meglio se stessi e gli altri, e a vedere ogni novità come una possibilità da esplorare senza preconcetti. Tutto questo mi ha reso anche molto più critico nei confronti di chi propone certezze immutabili: se posso, preferisco approfondire le cose e farmene un’idea personale. Un approccio scientifico alla vita, se vogliamo.
E non dimentichiamo gli aspetti più concreti: vivo con meno frustrazioni e più serenità, l’erotismo permea tutta la giornata anziché i soli momenti di sesso, e in ultima analisi godo tanto e bene. Scusate se è poco…

Vjola – C'è una domanda che non ti è stata fatta sul libro o sul bdsm in generale, e che invece ti interesserebbe? Insomma la classica domanda per cui diresti: "La ringrazio della domanda"?

Ayzad– Ce ne sarebbero tantissime, anche perché credo nel detto per cui l’unica domanda stupida è quella che non viene fatta. Finora però nessuno m’ha mai chiesto: “dopo un librone da 800 pagine, cos’altro si può scrivere sul Bdsm?”.
E l’unica risposta che posso dare, per il momento, è: “vedrai…”

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