venerdì 18 aprile 2014


Dominante, Lesbica, Algolagnica Attiva, Poliamorica, Poligama, Queer. Non sono interessata a rapporti vanilla, la mia esperienza a riguardo non ha fatto che ribadire l’impossibilità da parte mia, di vivere in una situazione tale e il mio essere a mio agio in relazioni D/s. La mia natura ed indole Dominante è stata sempre molto chiara e la pratica ne è stata la naturale conseguenza, la mia crescita sessuale è andata di pari passo alla mia passione per il feticismo, bondage e sadomasochismo. Vivo e quindi pratico il BDSM da molti anni, amo la mia vita all'interno di questo mondo, che è il mio mondo. Non ho una doppia vita, non mi nascondo, questa è la mia vita e tutti ne sono a conoscenza. Non amo rapporti simmetrici ma complementari. Non mi piace chi "comanda dal basso", chi decide cose per me o le stabilisce, con me si deve saper parlare, accetto proposte, non disposizioni. Mi piace il confronto, mi piace parlare di tutto, cerco rispetto, complicità, reciprocità, empatia, che, al contrario di quanto molti pensano, ritengo fondamentali in una stabile relazione di Dominazione/sottomissione. Ritengo fondamentali limiti, inclinazioni e l'argomentazione degli stessi. Ritengo che un rapporto D/s quale io cerco, cresca e si arricchisca col tempo, quindi lo considero in perenne crescita e perfezionamento, nell'ottica di porsi un traguardo, raggiungerlo, ma mai considerarlo un punto di stasi, ma al contrario una nuova partenza. Non penso che ci sia un percorso obbligato e uguale per chiunque, penso anzi che ogni relazione debba evolversi spontaneamente, attraverso la convinzione della propria indole. Sono chiara, precisa, mi piace spiegare e far valere le mie ragioni, sono disponibile al confronto, torno spesso sulle cose per puntualizzare e quindi perfezionare, proprio per questo sono molto esigente nell'attuazione delle cose e non risparmio punizioni. Sono poliamorica e poligama, ma non presto persone che collaro, non divido le mie proprietà. Se poi io voglia giocare con altre/i, che siano Dom o sub, posso ovviamente farlo, che sia o meno presente la persona o persone che siano in mio possesso [quindi da me collarate], è mia decisione. Tengo molto alla disciplina e lo sono anche su me stessa, Non violo le regole ed i patti, penso che una persona non disciplinata non possa insegnare la disciplina. Credo nei rapporti D/s ed O&P. Vivo in un'ottica di 24/7 in TPE. M piace che la mia indole venga riconosciuta, ma non seguo regole o comportamenti stupidi e prestabiliti, sono severa ma anche molto spontanea, mi piace ridere e divertirmi, non sono una persona che segue clichè o utilizza i soliti termini o ridicoli copioni. Ho anche sub uomini, ma è raro che diventino miei schiavi, poiché solitamente devono avere una forte componente femminile ed ovviamente devono essere asessuali almeno con me, visto il mio orientamento sessuale. Essendo algolagnia attiva, provo piacere derivato dall’infliggere dolore indipendentemente dal sesso: è il dolore stesso dell’altra persona da cui traggo piacere. Da questo consegue che è ovvio che molti miei schiavi siano algolagnici passivi. Inoltre amo il servilismo puro, mi piace la figura del “maggiordomo cavaliere”, quindi essere trattata in un certo modo, che sia dal linguaggio ai gesti, mi gratifica, ed anche per questo, non bado al sesso della persona che mi è sottomessa, pur prediligendo donne, anche se non biologiche. Essendo lesbica, la mia schiava è l’unica cui concedo di fare sesso con me, ma non faccio sesso vanilla: lo trovo terribilmente noioso e non mi eccita, né mi affascina. La mia schiava è anche colei che deve avere più caratteristiche possibili tra quelle che invece posso “isolare” nella varie altre persone, nell’ottica di un percorso di crescita e quindi perfezionamento della persona sottomessa rispetto a quali siano le esigenze della persona Dominante.



Linee guida essenziali nell'abiente BDSM: relazioni interpersonali e connessione sociale.


[Il presente è redatto al femminile riferendosi al termine Persona (non al gender della stessa), sia per Dominante che Sottomessa.]
- La Dominante/Padrona deve ricordare che le scelte compiute si riflettono sulle emozioni ed i valori della sottomessa/schiava, nonché sull’immagine ed integrazione sociale con gli altri membri della Comunità.
- La sottomessa deve ricordare che le azioni da lei compiute si riflettono interiormente ed esteriormente, personalmente e socialmente sulla Dominante, nonché sull’immagine ed interconnessione sociale con gli altri membri della Comunità.
- Dominante non è sinonimo di prepotente: Esigente non significa prepotente: l'esigenza va spiegata, richiede pazienza e spiegazione per essere ottenuta.
- Sottomessa non significa zerbino: Devota non significa stupida: la stupidità non permetterebbe alla sottomessa di recepire ed agire a seconda degli insegnamenti cui deve prestare massima attenzione.
- Evitare di fare supposizioni, meglio chiedere spiegazioni piuttosto che agire e sbagliare fingendo di aver capito, sarebbe una mancanza di rispetto nei con fronti della Dominante che si è impegnata nella spiegazione, che porterebbe a perdita di fiducia da parte di quest’ultima e potrebbe essere fonte di immediato imbarazzo nell’ambiente in cui ci si trova.
- Evitare di fare supposizioni nei confronti dei rapporti tra altre persone esterne alla propria relazione: Essere discreti.
- Essere onesti, reciprocamente, sempre ed in ogni caso, per poterlo essere nella Comunità.
- Essere onesti nel contesto sociale BDSM.
- Essere consapevoli di sé: conoscere i propri desideri, bisogni e limitazioni.
- Non toccare in nessun modo [fisico, verbale] la proprietà di qualcun altro senza permesso - che si tratti di un oggetto o di una Persona .
- Non offrire oggetti o sé stessi a terzi senza il permesso della Dominante.
- Essere tolleranti in caso di pareri differenti dai propri: le dinamiche private in una relazione D/s non devono essere attaccate, criticate o lese, a meno che non se ne ravveda la necessità oggettiva.
- Rispettare gli altri. 
- Rispettare i vari tipi di relazione tra le altre persone.
- Rispettare le dinamiche private [che siano di gioco e di relazione] tra le altre persone.
- Rispettare la sessualità degli altri ed il modo di esprimere la stessa.
- Rispettare l’identità di genere delle altre persone.
- Essere educati: nel proprio vocabolario non devono mai mancare le parole "per favore", "grazie" e “scusi” quando è opportuno.
- Evitare che conflitti interni, passati o presenti che siano, possano turbare persone esterne agli stessi, in caso di discussione, tenere un comportamento adeguato e civile nel rispetto dell' ambiente circostante e della dignità propria ed altrui.
- Negoziare il gioco, stabilire i limiti, safe word [e/o signal] e giocare consensualmente, rispettando sé stessi ed assicurando la serenità degli astanti. 
- Non interrompere o disturbare il gioco tra le persone coinvolte nello stesso, a meno che non strettamente necessario. Se si ritiene poter essere cosa gradevole e gradita [come ad esempio una condivisione di gioco], non dar nulla per scontato: si rispettino modi e tempi interagendo con la dovuta educazione e gentilezza con la persona Dominante. Sarà compito e cura della Dominante stessa spiegare negoziare con la sottomessa ed infine decidere Ella stessa le modalità di proseguimento o meno.
P.S. Sull’ ultimo punto la demarcatura è frastagliata poiché per ogni situazione vi è un modo differente di comportarsi: si può essere nella situazione in cui vi è una coppia D/s che vuole interagire nel gioco con quella che sta giocando, oppure una terza persona Dominante, oppure ancora una terza sottomessa, e simili.
In ogni caso mai disturbare la connessione che viene a crearsi tra due persone durante il gioco: attendere che la Dominante si fermi e valutare attentamente la situazione: cercare di recare meno disturbo possibile, l’invadenza genera fraintendimenti e possibili reazioni indesiderate.
[Domina Aspis]


"La minaccia del buonismo. " [Riconoscimento della propria indole e coscienza di sé.] 
 Vorrei porre l'accento su un allarmante fenomeno che sto riscontrando. Siamo sotto costante attacco mediatico e nel marasma dell'ignoranza cerchiamo continuamente di spiegare che non siamo alieni, non siamo stupratori, non siamo assassini, che siamo umani e siamo delle "brave persone".. ma se ci fermiamo un attimo a pensare, non stiamo forse arrivando al paradosso per cui dobbiamo quasi "giustificarci" rispetto al resto della società per quello che siamo? A me così pare. Per farlo ci stiamo piegando, "ammorbidendo" sulle regole, ed il BDSM senza regole non è umanamente possibile. Ci stiamo piegando rispetto a determinati valori che sono sempre per me stati molto chiari e fondamentali. La domanda che mi è balzata in mente è un gioco di parole: stiamo diventando "quasi vanilla" tra i vanilla per essere accettati dai vanilla? Così ho deciso di fare una cosa molto semplice ed immediata. Un rapido sunto per ricordare che le parole "Dominazione", "Dominante", "Dominare", "Sottomettere", "Sottomissione", "Sottomesso", hanno un significato ben preciso e premettendo che tutto è soggettivo e quindi personale e privatamente vissuto in modo differente, in ambiti diversi, in diverse relazioni, che tutto nel BDSM è consensuale e rientra nel Safe, Sane, Consensual o nel RACK [Risk Aware Consensual Kink, quindi comunque consensuale], se avete scoperto di avere un'indole Dom o sub è perché vi riconoscete in questi significati o parte di essi. Almeno è così per Me. Io nelle mie definizioni, mi sono ritrovata molto tempo fa e da lì mi sono evoluta, voi? Fate un test, leggete e fatevi un esame di coscienza, perché se poi vi definite sottomessi [o Dominanti] e non lo siete, offendete Me, tutte le persone che vivono, amano e rispettano il BDSM e il BDSM stesso. Dominare Dominare v. tr. e intr. [dal lat. tardo dominare, class. dominari, der. di domĭnus«signore, padrone»] (io dòmino, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) a. Avere potestà e autorità di padrone in un luogo o su una o più persone. b. estens. Essere superiore c. Usato assol., detenere il potere, essere superiore ad altri. d. Riferito a cose astratte, col sign. fig. che è più proprio di regnare. tr. a. Tenere sottomesso, tenere soggetto al proprio potere e volere; Con usi estens.: dominare una persona, imporle la propria volontà, il proprio ascendente; dimostrare una netta superiorità, in qualche caso, anche sconfiggere con facilità. b. fig. Dominare la situazione, esserne arbitro. c. Detto di luogo, essere più alto, sovrastare. Part. pres. Dominante, anche come agg. Sottomettere sottométtere v. tr. [comp. di sotto- e mettere; cfr. il lat. submittĕre e v.sommettere] (coniug. come mettere). – Ridurre all’obbedienza, piegare ai proprî voleri. ridurre sotto il proprio dominio, soggiogare. Letterale: Subordinare, mettere in secondo ordine rispetto ad altro. Riflessivo: Nel riflessivo, assoggettarsi, piegarsi all’autorità e alla volontà di altri, fare atto di sottomissione, riconoscere il dominio. Part. pass. sottomésso, anche come agg., assoggettato al dominio altrui, rispettoso, obbediente, docile. Dominante Dominante agg. [part. pres. di dominare]. – 1. Che domina, che predomina, che prevale su altri, sostantivato al femminile, la Dominante, che sovrasta, che sta in alto. Con accezioni specifiche o tecniche: a. In diritto, fondo d., quello (contrapp. a servente) a favore del quale è costituita una servitù. In particolare è interessante come in altri ambiti viene inteso: c. In genetica, carattere d., il carattere che, negli ibridi di prima generazione, ottenuti da due razze, animali o vegetali, della stessa specie, predomina sul carattere alternativo; gene d., il gene responsabile della comparsa di un carattere dominante. d. In fitogeografia, specie d., specie che in un popolamento vegetale mostra maggiore vigoria. g. In cromatica, lunghezza d’onda d., la lunghezza d’onda che prevale in intensità nello spettro di una luce colorata. h. Con uso di s. f., in fotografia, d. di colore, o d. cromatica, difetto di un negativo fotografico a colori che comporta la prevalenza di una particolare colorazione diffusa nell’immagine stampata. 2. In musica, nota d. (e più spesso s. f., la dominante), il 5° grado della scala (maggiore o minore), così chiamato in rapporto alla posizione occupata nell’ambito del sistema armonico tonale: si trova sempre una quinta giusta sopra la tonica (così, per es., la dominante di do è sol), e su di essa si articola prevalentemente la melodia prima di concludere sulla tonica. L’accordo di d., che viene cioè costruito sulla dominante (e che nel caso considerato è l’accordo sol-si-re) è fondamentale per la determinazione della tonalità e ha una funzione dinamica di particolare importanza perché costituisce l’antitesi armonica della tonica. Sottomissione sottomissióne s. f. [der. di sottomettere; cfr. il lat. submissio -onis e v.sommissione]. – Atto del sottomettere o del sottomettersi. L’esser sottomesso, con riferimento a singole persone; docilità, remissività, obbedienza. [sot-to-més-so] agg. 1 Soggetto al dominio, all'autorità di qlcu., privo di autonomia. 2 Remissivo, docile. Sottomesso sottomésso agg. [dal lat. submissus, part. pass. di submittĕre «sottomettere»]. – 1. letter. Sottomesso, che rivela sottomissione: un atteggiamento umile e s.; ha modi deferenti e sommessi. Anche qui, in altri ambiti, la valenza sostanziale è la stessa: 2. Di suoni, e in partic. della voce umana, tenue, leggero, basso: un fruscìo, un mormorìo, un pianto s.; si udivano voci s.; si sentiva un parlare s.; mi si rivolse con tono s.; s. accenti E interrotti sospiri (T. Tasso). Anche con valore di avv.: Di vostre speranze parlate sommesso (Manzoni). ◆ Avv. sommessaménte, a bassa voce: parlottare, piangere sommessamente; ant., con umiltà, con sottomissione:chiedere, obbedire sommessamente. In tutte le accezioni, il significato di base, dalla politica, alla musica, esprime lo stesso intento: ha, in pratica, lo stesso significato intrinseco. 
 [Domina Aspis]


Sissyficazione e Femminilizzazione.
Il percorso di Sissymaid viene da "housemaid" cui viene apposto il prefisso "Sissy", solitamente utilizzato per i crossdresser, trans o trav, quindi per individui biologicamente di sesso maschile. Tale percorso è una dimostrazione estrema di sottomissione consapevole. Non esiste un percorso che non abbia ostacoli, e il percorso che porta alla nascita della sissy ne ha vari e di diversa natura. Agendo sulla sessualità stessa della persona, è forse una delle "trasformazioni" più intime in assoluto. Ciò di cui mi accingo a parlare è il processo di femminilizzazione in generale, partendo dal concetto di sissyficazione. Molte persone vi sono naturalmente portate e nello specifico si trovano soltanto in quel tipo di sottomissione e/o sentono il bisogno di essere sottomesse soltanto in tali panni, è proprio il caso di dirlo, letteralmente. Altre persone coniugano bene vari aspetti del proprio essere ed anche il lato della Sissy viene accolto con serenità. Il processo di sissyficazione è l'inizio di un processo di femminilizzazione, o entrambi possono andare di pari passo, o ancora può esservi prima l'uno e poi l'altro, od essere indipendenti. A volte vi sono delle difficoltà nella mutazione dalla figura di uomo alla figura di Sissy, non in quanto servitore, ma in quanto donna: la femminilizzazione in sé risulta un ostacolo. In questo caso, premettendo sempre che si è in un contesto in cui questo ostacolo non è un limite e si intende quindi superarlo, compito della persona dominante è analizzare, frammentare tale blocco ed affrontare un passo alla volta le varie difficoltà e solo dopo aver ben superato una di esse, affrontare la successiva. Una delle più comuni è retaggio della società patriarcale e sessista in cui siamo cresciuti, in cui impera il retaggio della figura dell'uomo detentore del potere all'interno della famiglia e della società ed in cui la donna è poco più di un soprammobile. La persona sottomessa, lo schiavo in questo caso, non fa tale ragionamento consciamente, anzi, molto probabilmente sarà un sostenitore del FemDom, eppure, nel suo inconscio l'essere donna è un'umiliazione [il fatto che il problema sia sociale è facilmente rilevabile dal fatto che se si pone al contrario la questione, una donna non è in una situazione di disagio nella maggiorparte dei casi o se lo è, ne è cosciente e ne conosce i motivi]. Senza addentrarmi troppo in meccanismi sociologici, e focalizzando l'attenzione sul percorso di sissyficazione/femminilizzazione, il compito di una persona dominante è far capire alla persona sottomessa che tale percorso non è una sorta di mortificazione come spiegavo prima nella necessaria premessa, ma un accrescimento, un completamento della personalità che la dominante desidera rispetto alla sottomessa, cosa che a mio parere necessariamente deve avvenire all'interno di un cammino. Entrando in un contesto di rapporto D/s continuativo in cui lo schiavo parte da una prospettiva maschile [quindi da principio non è trav o trans o abitualmente crossdresser] è fondamentale che egli capisca che se la Padrona desidera che il suo schiavo sia anche la sua schiava, non è una denigrazione, ma un completamento della persona che la Padrona ha scelto, ed è quindi un onore che Ella le abbia rivolto lo sguardo, per così dire, rispetto ad una qualsiasi altra persona, come le sarebbe stato di certo più semplice, nel caso ad esempio di una persona che si sentisse già Sissy o donna. Il potere del processo di sissyficazione/femminilizzazione non è tanto l’atto in sé, ma quello che simboleggia: la totale disponibilità ai voleri della propria Padrona, il desiderio che la persona sottomessa ha di voler soddisfare ciò di cui la dominante necessita, e proprio su questo la Padrona deve porre l'accento, ossia su quanto Ella apprezzi un tale dono da parte dello schiavo, ormai anche schiava. Il passaggio dalla condizione mentale di uomo a donna è il passaggio più duro da effettuare, il resto avviene con naturalità: una volta che la persona sottomessa ha fatto suo anche l'altro sesso, vi si sentirà a proprio agio proprio perché "suo". La femminilizzazione all'interno di un rapporto D/s è uno dei passaggi è più ardui, e, proprio per questo a mio parere, più costruttivo per entrambe le parti: la dominante attesta quanta convinzione ci sia da parte sottomessa di attendere ai propri voleri/esigenze, allo stesso tempo constata quanto la sottomessa segua i suoi precisi ordini e con quanta attenzione, quest'ultima prende coscienza e capisce quali siano le asperità che per natura deve superare, valuta la misura in cui intende superarli e quanto impegno ritiene opportuno sia sufficiente. Le conseguenze di tali riflessioni sono evidenti e verranno valutate da entrambe le parti. Siamo in un rapporto D/s, le esigenze della persona dominante vanno rispettate e soddisfatte, ma proprio per questo esiste confronto e contrattazione: il dialogo è, in casi come questo in particolare, fondamentale: si sta attuando un mutamento nella parte più intima e privata della persona, si deve recare la massima attenzione a che questo passaggio sia in totale armonia e serenità della persona stessa. Una dominante si prende cura della sottomessa, la guida, la protegge, ma anche la sottomessa ha il preciso obbligo di onestà e sincerità, per cui ella stessa deve palesare qualunque suo dubbio o malessere alla dominante, con la dovuta dereferenza e modi, scegliendo le parole adatte e non ponendosi mai limiti "a priori" sul percorso in maniera totale, ma cercando invece di affrontare insieme questi ostacoli che, a ben vedere, sono, nella maggiorparte dei casi, piccoli e superabili intralci. Troppo spesso non pensiamo, o meglio non parliamo, che alla base non ci sono solo i doveri della persona dominante, ma anche quelli della persona sottomessa.. spesso tendiamo a parlarne poco, per così dire, questo perché solitamente le azioni di una dominante vengono mal interpretate e totalmente distorte in una sorta di dittatura senza senso, mentre quelle di quelle di una sottomessa, per quanto erroneamente possano essere viste, sono comunque “giustificate” per così dire, con una sorta di mal celato vittimismo. Questa è un'ingiustizia per chi sa bene che il BDSM non prescinde dal rispetto della persona in sé, qualunque sia la sua indole. Il processo di sissyficazione va inquadrato non solo come una sorta di meccanico gesto estetico e fattuale, esplicitazione d'importante impatto psicologico e che quindi va di pari passo al resto del percorso, ma anche e soprattutto calato in un contesto più ampio di donazione da parte sottomessa, di responsabilità da parte dominante e di reciproca fiducia. È del resto, un percorso che si compie insieme, in cui nessuna delle due parti deve sentirsi a disagio, ma accoglierla con rinnovato slancio nell'ottica di crescita del rapporto e di accrescimento della conoscenza di se stessi e dell'altra persona, in uno dei più delicati aspetti della persona in quanto tale." 
[Domina Aspis]