martedì 10 febbraio 2015

Appunti da IL DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) 1952 DSM I 1968 DSM

II 1980 DSM III 1987 DSM III-R 1994 DSM IV 2000 DSM IV-TR 2013 DSM V Il DSM è un manuale che raccoglie, attualmente, la definizione e la descrizione di più di 370 disturbi mentali, individuati in base alla presenza di un profilo sintomatologico per ciascuno di essi. Questa classificazione standard, utilizzata negli Stati Uniti e ormai diffusa in tutto il mondo occidentale, è basata sulla frequenza statistica delle caratteristiche dei fenomeni in essa riportati. Nasce su iniziativa dell’APA (American Psychiatric Association) con la versione I del 1952, in risposta alla classificazione ICD (International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death, oggi arrivata alla versione 10) dell’OMS. Nel 2000 si è giunti alla versione IV Revisionata e la versione V è annunciata per il 20131. Il continuo aggiornamento del DSM è opera di un ampio comitato scientifico che a sua volta si avvale della collaborazione di una rete di professionisti nell’intero sistema sanitario nazionale a vario titolo impegnati in un’attività clinica: medici, psichiatri, assistenti sociali psichiatrici, infermieri specializzati, psicologi, counselor. Ogni versione del DSM costituisce per un verso un’immagine aggiornata dei modi della diffusione della sofferenza psichica; essa evidenzia, cioè, il fatto che nel tempo e con l’evolversi di culture, valori e stili di vita, talune forme patologiche mostrano una maggiore diffusione, altre sono meno frequenti; altre ancora modificano il loro profilo2. Per un altro verso, esso rappresenta una riflessione su salute e malattia in ambito psichiatrico. In particolare, nel DSM V compare l’attenzione alla variabile culturale: La psichiatria moderna e altre discipline della salute mentale stanno abbandonando la propria riluttanza ad adottare un’ottica culturale nella valutazione complessiva del paziente. Oggi, l’intreccio delle condizioni biologiche e fisiologiche con i feno- 1 Cfr. www.dsm5.org 2 Un clamoroso esempio è costituito dalla questione dell’omosessualità, la cui definizione, nel succedersi delle versioni del DSM, é stata la seguente: DSM I (1952) L'omosessualità è classificata nei "disturbi sociopatici di personalità". DSM II (1968) L'omosessualità è considerata come una deviazione sessuale come pedofilia, necrofilia, feticismo, voyeurismo, travestitismo e transessualismo. DSM III (1974) L'omosessualità è rimossa come categoria diagnostica delle parafilie e riclassificata come "omosessualità egodistonica" DSM III-R (1987) Viene derubricata anche l'omosessualità egodistonica come disturbo a sé stante. L'egodistonia è considerata un disturbo evolutivo collegato all'interiorizzazione dell'ostilità sociale. (www.educarealrispetto.org/approfondire/omosessualita-e-una-malattia.asp) meni sociali e culturali investe non solo la spiegazione e la descrizione dei sintomi ma anche la diagnosi, la patogenesi, il trattamento e l’organizzazione dei servizi di salute mentale […] La cultura permea tutti i fenomeni clinici, ogni intervento, il nucleo delle esperienze umane, e la risposta che il proprio comportamento suscita negli altri. La psichiatria moderna, al di là delle battaglie ideologiche e riportando il paziente al centro delle discipline cliniche, adotta le acquisizioni relative alla cultura come strumenti concreti per le sue molteplici attività. (APA, 2002) ***  
. Disturbi sessuali e della identità di genere. Disfunzioni psicosessuali: Inibizione del desiderio sessuale, Inibizione 
dell’eccitazione, Inibizione dell’orgasmo, Eiaculazione precoce, vaginismo. Disturbi dell’identità sessuale: Transessualismo, Disturbo dell’identità sessuale in età evolutiva. Parafilie: Feticismo, Travestitismo, Pedofilia, Esibizionismo, Voyeurismo, Sadomasochismo, Parafilie atipiche. [Omosessualità egodistonica.] Disfunzioni psicosessuali Disturbi del desiderio sessuale, dell’eccitazione, dell’orgasmo, eiaculazione precoce, vaginismo, etc.: queste manifestazioni di malfunzionamento dell’attività sessuale sono considerate patologie psichiatriche quando non siano attribuibili a qualche fattore organico. Transessualismo. (Disturbo dell'Identità di Genere) Può essere definito come il desiderio di un cambiamento di sesso dovuto a una completa identificazione col genere del sesso opposto, negando e cercando di modificare il sesso biologico originale. Si tratta dell'unica patologia classificata come psichiatrica a non essere curata psichiatricamente. Il trattamento, infatti, non è costituito dal tentativo di aiutare il soggetto transessuale a sentirsi nuovamente a proprio agio con il suo sesso di origine, bensì avviando la persona cui è diagnosticato il Disturbo dell'Identità di Genere alle terapie endocrinologiche e/o chirurgiche per iniziare il percorso di transizione all’altro sesso. Disturbo dell’identità sessuale in età evolutiva Comportamenti di transessualismo e travestitismo (vedi sotto) osservabili nei preadolescenti con immaturità psicosessuale. E’ presente l’uso di indumenti dell’altro sesso (di solito, quelli femminili da parte dei ragazzi) in modo saltuario anche se frequente; l’identificazione sessuale non è ancora fissata. Parafilie: Feticismo, Travestitismo, Pedofilia, Esibizionismo, Voyeurismo, Sadomasochismo, Parafilie atipiche. Perversioni sessuali o parafilie dal greco para (παρά = presso, oltre) e filia (φιλία = amore, amicizia). Secondo l’ultima edizione del DSM V, per essere considerata effettivamente come patologia, tale condizione deve ricorrere per almeno sei mesi e deve manifestarsi come la forma di sessualità esclusiva o prevalente del soggetto, interferendo in modo rilevante con la sua normale vita di relazione e causandone un disagio clinicamente significativo. Feticismo: Comportamento sessuale deviante, caratterizzato dallo spostamento della meta sessuale dalla persona nella sua interezza a un sostituto (il feticcio), sia esso una parte del corpo stesso, un indumento, secrezioni corporee, o un qualsiasi oggetto. Se ne considerano tre forme: la forma attiva, nella quale l’individuo usa attivamente il feticcio per eccitarsi; la forma passiva, quando vuole che il feticcio sia usato su di lui da un’altra persona; e infine la forma contemplativa, quando l’eccitamento deriva dal contemplare i feticci collezionati. Il feticismo, molto più diffuso tra i maschi, è indice di un importante disturbo della personalità, e la gravità è misurabile in funzione della possibilità e della capacità residua di instaurare o mantenere relazioni di coppia. Viene definito soft o non patologico quando rientra nella sessualità di coppia. Travestitismo: (che non va confuso con il transessualismo) fa riferimento al bisogno di alcuni individui, che dal punto di vista genotipico e fenotipico appartengono a un determinato sesso, di adottare abiti, acconciature e modalità comportamentali del sesso opposto. Pedofilia: attrazione per i bambini di una particolare fascia di età. Alcuni soggetti preferiscono i maschi, altri le femmine, altri ancora sono eccitati sia dai maschi che dalle femmine. Quelli attratti dalle femmine di solito preferiscono soggetti tra gli otto e i dieci anni, mentre quelli attratti dai maschi di solito preferiscono bambini un po’ più grandi. La pedofilia che coinvolge vittime di sesso femminile si riscontra più spesso di quella che coinvolge vittime 
di sesso maschile. Alcuni pedofili sono attratti sessualmente solo da bambini (Tipo Esclusivo), mentre altri sono talvolta attratti da adulti (Tipo Non Esclusivo. Esibizionismo: eccitamento provocato dal mostrare i propri genitali, i propri seni o qualsiasi altra parte del corpo in pubblico. Esibizionismo è anche voler mostrare a tutti i costi, le proprie capacità, il proprio aspetto, o qualsiasi cosa possa risultare utile allo scopo di essere stimato od osannato. La pratica dell'esibizionismo sessuale ha conosciuto una notevole diffusione in seguito allo sviluppo delle videocamere ad uso amatoriale e della fotografia digitale. A questi supporti è stata poi combinata, in particolare dagli anni '90 in avanti, la distribuzione telematica delle immagini e dei filmati mediante Internet, con l'effetto di consentire a un gran numero di persone di esibire i propri corpi e i propri atti intimi di fronte a una platea virtualmente mondiale, rendendo però irriconoscibile la propria identità. Voyeurismo: Con il termine voyeurismo, o “scoptofilia”, si definisce l'atteggiamento e la pratica sessuale di chi, per ottenere l'eccitazione e il piacere sessuale, desidera e ama guardare persone seminude, nude o intente a spogliarsi, o altresì persone impegnate in un’attività sessuale. Il voyeurismo non è necessariamente considerato come una parafilia, ovvero come una forma patologica di sessualità, ma può divenirlo laddove esso divenga, per un periodo di tempo prolungato (come per le altre parafilie, almeno sei mesi), l'unica forma di soddisfazione sessuale raggiunta dal soggetto, provocando danni o limitazioni alla sua vita di relazione e/o svolgendosi nei confronti di soggetti non consenzienti. Sadomasochismo: nella concezione comune del termine, è l'insieme delle pratiche erotiche basate sull'imposizione di sofferenze fisiche (tramite oggetti che possono provocare sofferenze) o mentali su un partner. E’ importante sottolineare che, mentre sadismo e masochismo in senso clinico - cioè laddove essi sfuggono al controllo del soggetto invadendo tutte le sfere del suo comportamento - sono espressioni di un disturbo interiore che si manifesta senza controllo e può avere conseguenze pericolose per se stessi o per altri, gli stessi termini indicano anche giochi erotici “sicuri, sani e consensuali” (SSC). Per distinguere questi ultimi si è diffuso l'impiego dell'acronimo BDSM (Bondage Discipline Sado Masochism). Parafilie atipiche: altre perversioni riconducibili a un quadro o di franca malattia mentale o di deficitaria crescita relazionale, quali frotteurismo (strofinamento), clismafilia (clisteri), urofilia (urine), coprolalia telefonica (frasi oscene rivolte a uno sconosciuto preso a caso dalle pagine della rubrica telefonica). Omosessualità egodistonica N:B: Con il DSM III-R (1987) l’omosessualità egodistonica è considerata un disturbo evolutivo collegato all’interiorizzazione dell’ostilità sociale, e non più un disturbo in sé. Nel DSM IV non è più menzionata. [Veniva distinta dall’omosessualità egosintonica, in cui la persona riconosce e accetta la propria omosessualità sia sul piano psicologico, sia su quello fisico, senza vissuti conflittuali collegati alla sua condizione. Nell’omosessualità egodistonica, viceversa, il soggetto appare incapace di accettare o riconoscere il proprio orientamento e vive costantemente il desiderio conflittuale di cambiarlo. L’insorgenza di Disturbi Distimici può rappresentare una complicanza.] Indicazioni bibliografiche American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, Fourth Edition, Text Revision, APA, Washington, DC; tr. it. Masson, Milano, 2002. American Psychiatric Association - Group for the Advancement of Psychiatry (2002), Psichiatria culturale. Un'introduzione., Cortina, Milano, 2004. Braidi,G., Braidi,F., Le ventiquattro carte. Per una buona relazione affettiva con le persone colpite da demenza, UNICOPLI, Milano, 2010. Gabbard,G.O.,