venerdì 21 agosto 2020

Un atto di fiducia


Nel momento in cui si fa kinbaku chi viene legato demanda una parte della propria libertà ad un’altra persona. Il top e il bottom stabiliscono dei limiti, ma nel fare kinbaku si avrà a che fare con sofferenza, eccitazione, contatto fisico; questo significa che non si può fare tutto quello che si vuole, ma che comunque ci si dà il mutuo permesso di avere un’esperienza intima e profondaAvere contatti sessuali oppure no, essere nudi oppure no, giocare con la sofferenza o essere più delicati…questi sono limiti; legare senza nemmeno toccarsi o come si legherebbe un pacco è giocare con le corde, non fare kinbaku. Nel bondage uno dei due partner si sottomette all’altro, alle sue corde; il bondage prevede l’immobilizzazione e la gestione del proprio corpo da parte di un’altra persona. Per fare questo è necessario una forte fiducia reciproca in modo da sapere che nessuno si approfitterà dell’altro, che non verranno superati i limiti che sono stati fissati e che ognuno conosce bene le proprie capacità tecniche e fisiche. Per questo è consigliabile legare e farsi legare da poche persone con cui costruire un rapporto di fiducia e conoscenza. Ci deve essere un momento di conoscenza, di prova, di informazione; si parla dei vari aspetti tecnici, si guardano libri e video, si parla, si fanno domande quali “possiamo provare questa legatura?” o “come lo esegui tu quel passaggio?” o “perché fai questa cosa?”; poi nel tempo si deve creare un rapporto per cui alla fine si può giocare affidandosi con fiducia al partner. Ecco che allora potranno emergere gli aspetti più intimi delle corde: la sottomissione, il controllo, la sofferenza, l’umiliazione, la vergogna. Servono tempo, dialogo e tanta voglia di mettersi in giocoTutto questo è un dono che due persone si fanno, liberamente, nel pieno rispetto di sé e dell’altro; un dono molto importante e che va trattato come una cosa molto preziosa.
Esposizione e vergogna
La sottomissione nel bondage non è semplicemente il farsi legare e demandare la propria libertà all’altro, non è solo stare in ginocchio o essere messa in posizioni scomode, ma è anche l’apprezzamento della sottomissione stessa, della vergogna, e la capacità di farlo capire al partner. La cultura giapponese è molto più formale di quella occidentale e il senso del pudore è molto più sentito: quando ad una modella giapponese vengono scoperti i seni o vengono messe in mostra le mutandine o le si fa notare che si sta eccitando, ella prova un senso di vergogna a cui noi occidentali non siamo abituati. Anche il lasciarsi legare per un occidentale non è fonte di sottomissione; per un giapponese, per il suo background culturale, è un motivo di un velato senso di umiliazione. Il poter cogliere queste sfumature culturali anche da parte di una persona occidentale offre sicuramente un approccio più profondo al nostro modo di fare corde in generale.