giovedì 19 novembre 2015

Cultura BDSM?

Mi occupo di BDSM e sessualità alternativa da oramai un numero riguardevole di anni. Vivo relazioni BDSM da sempre. Le due cose, benché collegate, hanno una loro ben precisa distinzione, e questo concetto tornerà utile più avanti in questo articolo.

Group 1 - Quark
Quando si parla di Cultura BDSM, spesso, ho l’impressione che si saltino alcuni passaggi.
Per esempio, si può definire Cultura BDSM la discussione e la diffusione di informazioni sulla sicurezza di ciò che capita di fare in un vissuto BDSM. Sapere che rischi si corrono a prendere calci nei testicoli o stringere una corda con un certo nodo o disquisire se questa o quella forma di breath play si possa considerare BDSM oppure tentato omicidio.
Ancora, si può parlare di Cultura BDSM ove si discuta di “normativa”, ad esempio se il SSC sia solo una stella polare in pratica irraggiungibile o una legge inviolabile scritta nella pietra, se il RACK sia o meno un “modello normativo” più adatto a quel che facciamo, se il Prodomming sia una forma di commercio parasessuale o una specie di terapia, se una forma di pressione mentale o una condizione emotiva renda invalido il consenso espresso.
Indubbiamente, si parla di Cultura BDSM quando si discute di aspetti “tecnici”. È il caso per esempio delle discussioni sulla lunghezza e i materiali ideali per una bullwhip, sui diversi tipi di cera e sull’effetto che hanno sulla pelle, sulla differenza tra bondage costrittivi e bondage estetici, sui tipi di ballgag e i loro effetti sulla salivazione.
Ancora, si può certamente parlare di BDSM quando si crea, diffonde o commenta una espressione artistica collegata ai vissuti BDSM, che siano le fotografie di Helmut Newton o i quadri di un artista sconosciuto, film come Luna di Fiele o canzoni dei Depeche Mode.
Tornando alle mie dichiarazioni di apertura, questo primo gruppo di esempi e approcci è quel che si può definire “occuparsi di BDSM”.

Group 2 - Pomeriggio5
Da questo livello, si passa poi drammaticamente al livello in cui utenti con l’avatar di HE-MAN postano poesiole sgrammaticate accompagnate da fotografie acchiappate in internet raccogliendo qualche like da utenti con l’avatar di sfocate chiappe femminili, o post con domande del tipo: “ma può una schiava soffiarsi il naso senza permesso scritto del suo Padrone?” seguiti da commenti come “Solo se non è una vera schiava”.
Questo livello riguarda, palesemente e tristemente, il “vivere” il BDSM. Confondendo costantemente un piano privato con un piano sociale, ciò che ha senso condividere in quanto fruibile anche da sconosciuti con ciò che riguarda esclusivamente noi e le persone con cui viviamo queste situazioni di intimità. E persino questa grottesca confusione, purtroppo, talvolta viene considerata cultura BDSM.

Group Clashing
Ora, uno dei fenomeni che trovo più affascinanti e al tempo stesso incomprensibili è come le persone use, dedite e liete del “livello Quark” reagisca con sdegno alle manifestazioni del livello “Pomeriggio5”, senza domandarsi da dove giunga tutta questa becera faciloneria e che cosa, in sostanza, non funzioni nella scena BDSM. Perché poi, quando si tiene il corso su come realizzare una sospensione o dove infilare gli aghi in sicurezza, il pubblico interessato è composto proprio dal poetucolo e dalla domandatrice da Pomeriggio5 di cui sopra.

Ecco, quel che riterrei non solo importante ma *fondamentale*, sarebbe iniziare a diffondere elementi di cultura BDSM che permettano a tutti, con tanta o poca esperienza, con tanta o poca complessità e raffinatezza mentale, di *ragionare* su quel che si vive quando si fa BDSM, su come funzioni *dentro di sé* e *in relazione ad altri*.

Che senso ha imparare ad usare a livelli da campionato mondiale una bullwhip senza aver mai chiarito nemmeno che la bullwhip è solo uno strumento simbolico, preso a noleggio da contesti abusivi, che usiamo per sperimentare in sicurezza una condizione emotiva dissonante? Che senso ha imparare o insegnare una scena di umiliazione se non abbiamo chiaro che si tratta di una proiezione, e che cosa cazzo sia una proiezione? Che senso ha discutere di quanto possa essere abusiva una pratica se non si ha mai nemmeno considerato che nel BDSM attuiamo *solo* pratiche e vissuti che sono, nel contesto da cui li noleggiamo, abusivi *per definizione*? Come si può dialogare su cosa sia un ruolo BDSM senza aver ben chiaro che persino la comunicazione è basata su posizioni Top e posizioni Bottom e che esse sono *necessarie* a comunicare?

Cosa Manca
So di parlare dal punto di vista un po’ esaltato di chi lavora da decenni sui meccanismi percettivi e mentali, ma non credo davvero occorrano lauree o anni di studio per comprendere che un vissuto è *gestibile* solo nella misura in cui ne comprendiamo appieno i meccanismi. Voler vivere, o persino fare cultura su, un vissuto di cui non siano ben chiare le dinamiche è come guidare una macchina senza avere idea non dico di come funzioni un vettore in fisica ma nemmeno di come funzioni un motore: si pigiano pedali, si tirano leve, si gira un volante e bum, come per magia, ecco che siamo arrivati alla pizzeria. Oppure, ecco che bum, siamo andati contro il guardrail. E in entrambi i casi, senza avere la minima idea di *che cosa sia effettivamente successo*.

Questo è il motivo per cui scasso tanto la minchia col Mindfucking: capire come creiamo, modifichiamo, gestiamo le nostre percezioni e che cosa avvenga quando viviamo il BDSM, è la base, il minimo salariale direi, per poter avere *responsabilità* su ciò che combiniamo.
Perché, vedete, senza responsabilità, io davvero fatico a capire come si possa parlare, o vivere, quel che chiamiamo BDSM.

Stefano Re©2015