mercoledì 30 luglio 2014



Intervista- Red-Sabbath





1Che caratteristiche deve possedere una modella per sostenere una performance di bondage? Una premessa: preferirei che lo chiamassimo Shibari, o meglio ancora, Kinbaku. Shibari in giapponese significa legare (ma anche un pacco..), Kinbaku significa legare stretto, e si riferisce soprattutto alla pratica di legare persone. Qualcuno dice anche che lo Shibari sia il puro atto di legare, mentre il Kinbaku sia legare con Kokoro (cuore, spirito ed anima). Seconda premessa: tu parli di "performance". In realtà, la performance dovrebbe essere l'ultima cosa di cui parlare. Una reale sessione di corde è di solito privata, intima, ed è un attività di forte carattere erotico, di scambio tra due persone, chi lega e chi si fa legare. Dunque molte delle cose che potrebbero essere importanti per diventare una modella da performance, da show, non sono importanti per chi le corde le voglia sperimentare in privato. Non ci vuole un fisico eccezionale, una flessibilità da contorsionista ed un enorme allenamento per sperimentare le corde in privato (che poi è il vero Kinbaku). Queste caratteristiche invece potrebbero essere dei fattori facilitanti per una modella che viene legata durante gli show. Detto questo, chi voglia diventare una modella che performa, sicuramente dovrebbe intanto amare l’idea quantomeno di essere in balia di un altro essere umano, il Rigger, e di aver desiderio di cedere il controllo nelle corde, una buona dose di piacere nell’essere immobilizzata. Avere una buona dose di resistenza, di stamina (energia), una buona capacità di gestire la respirazione. Da un punto di vista fisico, allenarsi per rinforzare soprattutto le braccia, spesso esposte a grande stress, fare regolarmente stretching. Ma se non si vuole performare e si vuole godere di un’esperienza di Bondage privatamente, anche se la forma fisica aiuta, basta buon senso e consapevolezza dei principali accorgimenti sulla sicurezza. 2 Se totalmente inesperte, cosa o chi e' in grado di fornire una adeguata preparazione? Per me è importante prima di tutto la comunicazione preventiva con il Rigger: dichiarare cosa si vuole, cosa si cerca, che tipo di esperienza si vorrebbe fare nelle corde, e dare costantemente feedback. Esistono un paio di guide interessanti scritte da Clover e da me tradotte in italiano che potrebbero essere una buona lettura preparatoria a chi si avvicini a questo mondo, pur non essendo appunto risorse uniche e considerando appunto una propria ricerca personale come imprescindibile. http://rope-topia.com/downloads/resources/rope_bottom_guide_it.pdf https://www.facebook.com/notes/red-sabbath/valutare-il-proprio-rigger/262549957254490 Queste due letture a mio avviso sono anche molto interessanti perché costringono noi modelle a considerarci responsabili della nostra sicurezza tanto quanto il Rigger. Dobbiamo essere attente, consapevoli e preparate per affrontare un’esperienza che può essere tanto piacevole quanto estremamente pericolosa. Inoltre, il confronto diretto con modelle più esperte può sicuramente essere di aiuto per dissipare alcuni dubbi e falsi miti sul Kinbaku. Tanto è vero che sono sempre più diffusi in tutto il mondo workshop e seminari dedicati non solo a chi lega, ma appunto a chi si fa legare. 3 Quando affrontiamo la tematica della preparazione ci si deve preoccupare dell’aspetto fisico come di quello psicologico? Assolutamente sì. Secondo me la scelta di farsi legare è soprattutto e prima di tutto la scelta di fare un’esperienza di forte intimità e scambio con il legatore. Dunque personalmente io capisco poco chi in un club semplicemente si avvicina ad un Rigger chiedendogli “che mi leghi?”. Per me dare accesso al mio controllo, contatto con il mio corpo, intimità con le mie reazioni più istintive, è una scelta forte, dunque per esempio non ho mai chiesto a qualcun altro di legarmi che non fosse il mio Rigger. Comprendo di essere privilegiata da questo punto di vista, ma se devo consigliare a chi si avvicina a questa esperienza come prepararsi psicologicamente ad essa, prima di tutto bisognerebbe farsi delle domande. Perché voglio essere legata? Cosa cerco in questa esperienza? Quali sono i miei limiti? Cosa vorrei sperimentare? Di cosa ho timore? Quali limiti vorrei sperimentare ed addirittura sfidare? Sono a conoscenza di possibili reazioni che potrei avere una volta legata? Prepararsi psicologicamente ad una sessione di corde che non sia pura tecnica (il che può succedere, ad esempio, nei corsi e nelle lezioni, di prestarsi semplicemente come aiuto per un legatore) per me implica essere pronti intanto con la propria consapevolezza sui motivi, e poi, essere aperti a sperimentare delle reazioni che potrebbero anche essere inaspettate. Ad esempio capita che le prime volte che si viene legati, se l’esperienza è particolarmente piacevole e coinvolgente, ci si lasci particolarmente andare, e se non si ha esperienza, magari non si sa come comunicare in quello stato di “abbandono” (che viene spesso chiamato “subspace”o “ropespace”, una specie di stato ipnotico, seppur lucido, ma che comporta un profondo stato di rilassamento). Allora in questo caso ad esempio, se io so già che quando mi lascio andare tendo a parlare meno, sarà utile decidere insieme al Rigger prima della sessione quale possa essere un segnale per comunicare che sto bene, o che ho bisogno di cambiare posizione ad esempio. Tutto questo è molto soggettivo e dunque non c’è una formula che vada bene per chiunque, ma è essenziale definire prima le regole del gioco. 4 Crede che sia differente praticare bondage con il proprio Padrone rispetto a quando ci si presta da modella per il rigger? Entrano in gioco diverse situazioni emotive,che aumentano o diminuiscono la riuscita della performance? Una cosa è una sessione privata, una cosa è una performance. Conosco modelle che vengono legate da tanti Rigger diversi, e che non provano reali “emozioni” durante uno show. Io intepreto una sessione di Kinbaku come un’esperienza BDSM, dunque il mio RIgger in quel momento E’ il mio Dominante. E chiaramente se c’è coinvolgimento emotivo, le reazioni sono completamente diverse, più genuine, più autentiche. Se la sessione di corde è privata, essa spesso diventa una sessione di gioco, di sesso, vera. Anche in performance si raggiungono dei livelli di grande connessione ed autenticità, spesso quando io sono in performance so che c’è qualcuno che mi guarda, ma questo fa parte del gioco stesso tra me ed il mio Rigger, e quello che avviene tra noi è reale, visto che improvvisiamo, e carico di emozioni. 5 Quali sono le motivazioni che nutrono il suo interesse per il bondage? 6 Cos e' il bondage per Red Sabbath ? Queste due domande meritano di essere trattate come un’unica domanda. Ho iniziato a sperimentare tre anni fa, ero in un rapporto BDSM 24/7 con il mio compagno Riccardo Wildties e stavamo iniziando a sperimentare le corde solo come mezzo di "costrizione". Ma abbiamo trovato in quel momento piuttosto difficile associare l'atto di legare a qualcosa di anche lontanamente erotico o eccitante. In quel tempo veniva vissuto soprattutto come un modo per immobilizzarmi. Fu grazie ad una ragazza che era amante delle corde che decidemmo di esplorare questo mondo, e Wildties si dedicò a cercare di trasformare le corde in uno strumento pratico di Dominazione. Tuttavia, in principio, era solo estetica. Eravamo abituati a pianificare una legatura, preparavamo la scena, ci legava, facevamo delle foto. Era più un'esperienza artistica che un'attività BDSM. Poi partecipammo al nostro primo London Festival (LFAJRB) nel 2011 e fu una prima grande rivelazione. Io piangevo durante le performance, perché avevo trovato grazie a Wykd_Dave e Clover, e grazie a tutti i giapponesi gruppo Ichinawa-Kai, l'anello mancante tra le corde, e la Dominazione-sottomissione. Quello fu un vero punto di svolta. Il secondo punto di svolta fu scoprire, dopo un periodo molto intenso di sperimentazione molto dinamica nelle nostre performance, che erano piene di transizioni e di movimenti velocissimi, seguito da un periodo di crisi, i video di Naka Akira,maestro giapponese che davvero combina nei suoi lavori e nel suo modo di legare la natura prettamente BDSM delle corde e il senso più puro dell’estetica del Kinbaku giapponese.Per me il Kinbaku è questo, non più svolazzare e mostrare passaggi atletici, ma prendere il tempo giusto, gestire il mio respiro, gestire la mia sofferenza, adattarmi alle corde, lasciare che il mio Rigger mi guardi. Per me è un rituale, un atto di comunicazione, una progressione costruita insieme: come fare l’amore. Per me è cedere il controllo, è un dialogo, è sottomissione. 6 E' possibile spiegare la differenza fra ''paura emotiva'' , ''incapacità nel sostenere la posa'' e '' errore d ' esecuzione del rigger''. Non sono molto sicura di aver compreso completamente la tua domanda. Comunque, la paura “emotiva” prima di o durante una legatura potrebbe essere scatenata dal non aver mai sperimentato prima quel tipo di legatura, e magari aver timore di non saperla gestire. In questo caso, soprattutto se alle prime armi, è importante che il Rigger magari spieghi alla modella che cosa sta per fare, per metterla a suo agio e per farle capire cosa aspettarsi. Inoltre, ritorniamo all’importanza della comunicazione DURANTE una sessione di Bondage: dare feedback, dire cosa non va con precisione, dirlo tempestivamente, così da dare al Rigger la possibilità di riadattare la legatura o semplicemente spostare un giro di corda, che a volte basta!L’incapacità nel sostenere la “posa” potrebbe di nuovo essere causata da fastidio, dolore, da una corda mal posizionata. Di solito il Kinbaku NON è COMODO. E questo penso dobbiamo mettercelo in testa: se non ci piace sentirle le corde sulla pelle, perché dovremmo farci legare? Quindi una sensazione di “discomfort” ovvero di non completo agio, è assolutamente normale, fisiologica. Tuttavia, dobbiamo imparare a distinguere il dolore buono dal dolore cattivo. Intanto, una legatura ben fatta di solito non genera dolore, ma appunto, una situazione da gestire, magari sofferenza, limitazione dell’ampiezza della cassa toracica, insomma tutte sensazioni sicuramente “scomode”, ma non ingestibili. Il bello è proprio questo, abbandonarsi alle corde e realizzare che il nostro corpo può gestire benissimo, basta ci siano i tempi giusti, basta usare il respiro per rilassarsi. Se invece si notano dolori acuti, improvvisi, perdita di sensibilità alle mani (non formicolio, che può essere semplicemente un po’ di circolazione), ma di solito una perdita di forza limitata ad una sola metà della mano (che può tradire una compressione dei nervi), allora è importante segnalarlo con precisione, indicando al Rigger esattamente cosa da fastidio, e dando di nuovo feedback dopo che la legatura è stata “aggiustata”. Per arrivare al tuo ultimo punto, l’”errore di esecuzione del Rigger”, ci sono sicuramente molte cose che il Rigger può fare che sono sbagliate, se non ha una buona tecnica, se è troppo agitato, se è disattento. Dunque una modella dovrebbe avere un minimo di nozioni di base ed osservare il proprio legatore, prima di farsi legare, raccogliere referenze. Vedi l’articolo da me tradotto di cui ho già incollato il link: https://www.facebook.com/notes/red-sabbath/valutare-il-proprio-rigger/262549957254490 E’ anche vero che durante una sessione, se stiamo bene ed il Rigger fa un piccolo errore, potremmo anche non rendercene conto. E a volte, una corda posizionata non perfettamente non dà nemmeno fastidio, se stiamo avendo un’esperienza positiva. Dunque, che fare? Valutiamo il nostro Rigger. Quanti incidenti ha avuto? Come lega? Mi piace il suo stile? Mi piace come interagisce con le modelle? Non dobbiamo fidarci delle foto che posta: potrebbe essere un buon impostore.Facciamoci noi un po’ di cultura, studiamo le legature di base, così che quando ci trovassimo di fronte ad un Rigger che evidentemente non ci ispira ancora completa fiducia, potremmo chiedergli di mostrarci qualcosa, prima di “metterci le corde addosso”.. 7 Come si conquista la sua totale fiducia mentre pratica bondage?. La mia piena fiducia attualmente la ha esclusivamente il mio Rigger, che è una delle rarissime persone da cui mi sono fatta legare sinora, e l’unico con cui abbia mai performato. Qualche volta mi sono prestata come modella per amici o studenti, però sotto diretta supervisione del mio Rigger e solo su cose a basso rischio. Ho avuto un incidente piuttosto serio all’inizio del mio viaggio, causato da una persona che oltretutto credevo esperta, e che mi ha dato un danno ai nervi con ripercussioni per ben tre mesi. Quindi da allora sono estremamente attenta e solo altre tre persone mi hanno legato, sotto l’attento controllo di Wildties, in casa, per provare in modo molto sereno e tecnico.Mi fanno paura le aspiranti modelle che vanno a proporsi al primo legatore che incontrano e subito si fanno sospendere magari in un locale con la musica a palla. E’ il modo giusto per creare le condizioni di un incidente.Se mai dovessi pensare di fare da modella per qualcun altro, e soprattutto, per un show, questo non potrebbe accadere se non :dopo parecchie esperienze private,in un ambiente in cui si possa comunicare, dove ci sia una terza persona che assiste e che possa intervenire in caso di emergenza, dopo avere impostato un rapporto con la persona, per vederlo al di fuori delle corde;dopo che io abbia potuto vedere il Rigger in questione legare altre persone, ed essermi resa conto delle sue capacità, della sua reattività, della sua attrezzatura, di come cura le corde, se ha le forbici di sicurezza, se non va in panico in caso di emergenza, se comunica e fa check continuo dello stato della modella.Il mio Rigger conquista la mia fiducia ogni volta che mi lega facendo ancora, nonostante ci conosciamo da 8 anni e facciamo Kinbaku insieme da 3, la maggior parte delle cose sopra elencate.


Vanessa Scamascia
Giovanni Piccirilli